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Economia & Politica

Iveco agli indiani, la promessa di Tata (per due anni): "Non chiuderemo le fabbriche"

Ecco cosa hanno detto i manager dell'azienda in commissione consiliare. Lo spettro di Magneti Marelli

Iveco agli indiani, "non chiuderemo le fabbriche". Ma solo per due anni

Iveco agli indiani, "non chiuderemo nessuno stabilimento". Ma la politica evoca lo spettro Magneti Marelli e il disimpegno italiano di Stellantis. Mentre l'orizzonte di sicurezza per i dipendenti è di soli due anni. 

Sono i risultati dell'audizione in commissione consiliare, in Comune, dei dirigenti di Iveco e Tata Group alla luce della cessione da parte della Exor guidata da John Elkann: una operazione che prevede lo scorporo di Iveco Defense e vendita a Leonardo - controllata dal ministero dell'Economia - mentre per la parte automotive, principalmente bus e mezzi pesanti, il gruppo indiano Tata ha lanciato un'Opa, offerta pubblica di acquisto, delle azioni, non solo quelle dell'azionista di maggioranza Exor, che si dovrebbe completare il prossimo anno.

In Sala dell'Orologio, questa mattina, è stato spiegato che Tata Motors "non ha stabilimenti in Europa" né presenza in questi mercati, dunque l'acquisizione di Iveco è finalizzata proprio all'espansione in un nuovo settore. I prodotti Iveco, è stato detto, sono complementari a quelli di Tata. "Non c'è intenzione di chiudere stabilimenti" ha spiegato Isabella Macrelli, Relazioni Industriali di Iveco, e non sono previste "ristrutturazioni significative". 

Per il consigliere Russi (M5S) "questo non esclude comunque ridimensionamenti. Non è la prima volta che sentiamo relazioni su crisi industriali. Servono garanzie certe su produzione e occupazione". Per Firrao (TorinoBellissima) c'è il "precedente" di Magneti Marelli, ceduta dalla Exor degli Elkann "e dopo sei anni è praticamente in liquidazione concordata". Il radicale Viale, controcorrente, ringrazia Iveco per le spiegazioni e precisa: "Non possono esserci garanzie, il Consiglio comunale non può fare nulla. Due anni sono pochi ma è già qualcosa". 

Le preoccupazioni maggiori, che hanno visto anche l'intervento del presidente della commissione Crema, riguardano l'indotto di Iveco: il dubbio è che Torino "perda presenza industriale" a cominciare dalla direzione manageriale che passerebbe in India, per passare poi ai fornitori attuali, che Tata Motors potrebbe decidere di cambiare.

Michele Ziosi, direttore relazioni istituzionali di Iveco, ha replicato che "si prospetta il mantenimento di queste relazioni con la supply chain ma anche nuove possibilità" riferendosi all'indotto, garantendo nuovi confronti con la politica al momento della convocazione del tavolo apposito al ministero. 

"Se qualcosa sarà fatto, sarà irrilevante. Questo significano le nostre parole in italiano" ha sottolineato, con rudezza, Vincenzo Retus, il responsabile delle Relazioni Industriali di Iveco, riguardo gli appunti sulle "ristrutturazioni significative" fatte dai consiglieri. "Lo dico a beneficio dei nostri dipendenti". Passando poi a illustrare quelli che ritiene elementi positivi: "Loro hanno un mercato enorme, noi abbiamo una esperienza storica. Abbiamo ottenuto da questa Opa la garanzia occupazionale di due anni e di maggiore capacità di investimento. Cosa sarà il futuro, ragazzi tutti sapete cosa sta accadendo attorno a noi... Noi ci giochiamo la nostra partita per sfruttare al meglio le opportunità". 

Un intervento che ha scatenato quasi una rissa verbale, con Russi ad accusare Iveco di "prenderci in giro" e successiva replica di Retus. Animi accesi calmati dal presidente Crema.

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