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Il processo

Mercato Ittico di Porta Palazzo, inchiesta per turbativa d’asta: indagati dirigente comunale, imprenditori e architetto

L’obiettivo era ambizioso: 2,6 milioni di euro da investire per restituire vita e dignità a uno dei mercati coperti più grandi d’Europa, trasformandolo in un polo commerciale e culturale

Nuovi guai giudiziari si abbattono sul futuro del Mercato Ittico di Porta Palazzo. La Procura di Torino ha ipotizzato il reato di turbativa d’asta nei confronti di quattro indagati: una dirigente comunale, due imprenditori e un architetto, coinvolti in un’inchiesta che ruota attorno a una gara pubblica finita nel caos e ora rischia di mettere in serio pericolo il rilancio dell’area. Al centro della vicenda c’è l’asta pubblica numero 82 del 2023, promossa dal Comune per affidare un diritto di superficie novantanovenne sul Mercato Ittico di Porta Palazzo, chiuso dal 2021 e abbandonato a sé stesso da tempo. L’obiettivo era ambizioso: 2,6 milioni di euro da investire per restituire vita e dignità a uno dei mercati coperti più grandi d’Europa, trasformandolo in un polo commerciale e culturale. Ma la gara, più volte prorogata, è andata deserta. E sono proprio quei continui rinvii a far scattare l’allarme della magistratura, che contesta come tali ritardi non siano stati casuali ma strumenti per favorire la Alto srl, la società legata a uno degli imprenditori indagati, consentendole di mettere insieme la cauzione necessaria in modo illecito. Le carte dell’inchiesta disegnano un quadro di comunicazioni fitte e strategie condivise tra Paola Virano, dirigente del dipartimento Commercio del Comune di Torino, gli imprenditori Gianluca Aliberti e Pier Luigi Rosito e l’architetto Ubaldo Bossolono. Un lavoro di squadra “parallelo” che, secondo gli inquirenti, avrebbe influenzato il regolare svolgimento della gara. Questa vicenda si inserisce in un contesto più ampio di difficoltà e tensioni che affliggono Porta Palazzo. Da anni il mercato, fulcro di una comunità multietnica e punto di riferimento per la città, lotta con problemi strutturali, controlli sanitari stringenti e un’immagine a tratti negativa, tra illegalità e degrado. Il rilancio, previsto da un piano da decine di milioni di euro, era visto come la chiave per restituire competitività e decoro a un’area strategica. Ma ora l’inchiesta rischia di compromettere tutto, allontanando investitori e gettando nuove ombre su un percorso già irto di ostacoli.

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