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La storia

Il dramma di Lorena: «Io, viva grazie alla sperimentazione ma per curarmi a Padova abbiamo perso tutto»

Partita la colletta per aiutare la donna di Torino che per salvarsi dal tumore è finita in povertà. Il marito ha dovuto chiudere la storica Erboristeria di piazza Santa Giulia per starle vicino

Lorena Candido

Lorena e Jacopo

Una vita normale, la gioia di un bambino, un’attività nel centro di Torino e poi, da un momento all’altro, la terribile diagnosi, tumore, e l’inizio di un calvario che oltre il danno ha portato la beffa: il tracollo finanziario. È la storia di Lorena, 43 anni, cui la vita ha riservato un destino beffardo, fatto di sofferenza e speranza, quella che oggi sta ritrovando grazie al trapianto di fegato effettuato miracolosamente dallo staff del professor Umberto Cillo del Policlinico di Padova. Qui Lorena si è trasferita da cinque mesi con il marito Antonello, storico naturopata di Torino ed ex proprietario dell’Erboristeria di piazza Santa Giulia 9, chiusa a gennaio, proprio per stare vicino alla moglie aggrappandosi all’ultima possibilità di salvezza.

Sì, perché là dove non arrivano i protocolli, quel limbo che ti trascina nel vuoto del “non c’è più nulla da fare”, là, può arrivare la sperimentazione, l’ultima frontiera della scienza dove i sentimenti si uniscono alla ricerca in una terra di nessuno che appartiene a tutti.

«Era il 16 maggio 2023 quando qualcosa dentro di me è iniziato a cambiare - racconta Lorena da Padova, dove i primi di settembre ha ricevuto il fegato nuovo -. Dopo una visita privata, esami e attese col fiato sospeso, è arrivata la diagnosi: tumore».

Il tumore partì dal colon ma poi arrivò al fegato: «Dopo mesi di cure e interventi complessi presso l’ospedale Molinette, lo scorso aprile giunse un momento in cui mi si disse, con grande onestà, che non c’erano più possibilità terapeutiche da offrirmi. Fu un colpo durissimo da accettare…».

Ma Lorena e Antonello, anche per il bene del loro Jacopo di appena otto anni, non si sono arresi affidandosi alle preziose mani del professore Cillo, affiancato dal professor Enrico Gringeri e dal dottor Domenico Bassi. Inserendo la donna nella sperimentazione, hanno potuto sottoporla al trapianto di fegato.

Insieme alla battaglia medica, la famiglia ha dovuto affrontare, però, conseguenze pesantissime anche dal punto di vista economico. «Ho dovuto chiudere la mia attività a gennaio per restare accanto a mia moglie e a mio figlio - racconta Antonello - un atto di amore e di responsabilità che però ha rappresentato la perdita della stabilità economica e il peso di dovere gestire contemporaneamente le spese in due città. Ho speso tutto ciò che avevamo tra visite private, ambulanza e, alla fine, per il soggiorno a Padova».

Nonostante tutto questo Lorena e Antonello continuano a guardare avanti affidandosi alle proprie forze spinti dal desiderio di proteggere il loro bambino. Un gruppo di amici storici, sensibili alla loro situazione, ha iniziato a muoversi sui social dove è attiva una colletta. Una storia di resistenza quotidiana nella speranza di trasformare un giorno le cicatrici in un nuovo inizio.

Chi volesse contribuire alla colletta può inviare, con causale «donazione Lorena Candido», a: IT32S053870 1007000003788566.

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