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10 Ottobre 2025 - 11:40
Una reliquia, poco conosciuta ma di grande valore devozionale, torna a far parlare di sé. Fino al 12 ottobre, il Museo Diocesano di Susa ospita la manica del saio di San Francesco d’Assisi, un cimelio che, nel XVI secolo, i Savoia veneravano con la stessa intensità riservata alla Sindone. Normalmente custodita a Parigi, nella casa madre dei frati cappuccini, la reliquia è arrivata in Valle di Susa in prestito straordinario, permettendo al pubblico di ammirarla dopo secoli.
L’esposizione si inserisce nel percorso di avvicinamento alle celebrazioni dell’ottavo centenario della morte di Francesco, che nel 2026 tornerà a essere festa nazionale il 4 ottobre, abolita nel 1977 per motivi di produttività, come ricorda la diocesi.
Secondo don Gianluca Popolla, responsabile del Centro Culturale della Diocesi di Susa e direttore dal 2024 del Museo Diocesano di Torino, la manica del saio conserva un forte legame con la città e con la dinastia sabauda. Il religioso spiega che nel XVI secolo Emanuele Filiberto trasferì la capitale del Ducato da Chambéry a Torino, portando con sé anche la Sindone, e per compensare la perdita della città francese, i Savoia avrebbero donato a Susa la manica del saio di San Francesco. Sempre secondo la tradizione riportata da don Popolla, il Santo avrebbe consegnato la manica a Beatrice di Ginevra, moglie di Tommaso I di Savoia, durante il suo passaggio in Valle di Susa intorno al 1213-1214.
La reliquia rimase a Susa nel convento francescano fondato da Beatrice, fino al trasferimento a Chambéry nel XVI secolo. Durante la Rivoluzione francese fu nascosta da una famiglia locale e poi affidata ai frati cappuccini. Don Popolla sottolinea che, dopo brevi esposizioni nel 1913 e nel 1974, la reliquia era praticamente scomparsa dalla memoria pubblica fino a quando recenti ricerche negli archivi francesi ne hanno permesso il ritrovamento e il prestito per la mostra in Valle di Susa.
Il religioso spiega inoltre che la mostra ha dato l’opportunità di avviare studi scientifici sul tessuto della manica. Le analisi preliminari avrebbero confermato che il tessuto è coerente con il XIII secolo. La manica, realizzata in lana grezza senza tinture, presenta una lavorazione accurata e una sorta di “impermeabilità naturale”, simile a un antico Gore-Tex, come sottolineano gli esperti coinvolti. Don Popolla evidenzia come il valore della reliquia sia soprattutto simbolico, testimoniando la profonda devozione popolare che l’ha preservata nei secoli.
Oltre alla dimensione storica e religiosa, la manica del saio rappresenterebbe anche un insegnamento contemporaneo: la Valle di Susa, crocevia tra Italia ed Europa, simboleggerebbe accoglienza e incontro. Don Popolla osserva che San Francesco incarna chi si mette in cammino con umiltà e perseveranza, invitando tutti a praticare quotidianamente apertura e solidarietà.
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