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La parola ai lettori
13 Ottobre 2025 - 14:10
Il Nobel per la Pace secondo i 5 Stelle
Nobel per la pace a Maria Cristina Machado per la sua coraggiosa lotta contro la dittatura venezuelana che da decenni ha messo in catene un intero popolo. Unanime compiacimento in tutti i paesi del mondo, tranne che in Italia, in cui i talebani progressisti storcono il naso e addirittura condannano la scelta. Il senatore M5s Airola ha dichiarato che dopo questa scelta sarebbe bene abolire il Nobel per la pace: affermazione che la dice lunga sull’opinione che i pentastellati ha del regime di Maduro che prosegue quello, altrettanto dittatoriale, di Chavez. Anche Bonelli e Fra’ Toianni esprimono perplessità contro la scelta. Arresti, esecuzioni, assassini, persecuzioni di ogni tipo contro chi protesta non aprono gli occhi ai duri e puri della sinistra. D’altronde c’è poco da sperare, dopo che i loro padrini politici hanno tollerato 3 milioni di morti causati dagli khmer di Pol Pot…
Bruno Peiré
Sono sicuro che all’Accademia del Nobel saranno mortificati e prostrati per ciò che pensano i rilevanti politici nostrani... Anzi, riferiscono di scene di panico autentico.
A.Mon.
Immigrazione
Una impresa di famiglia
Scoperta in Germania una nuova forma di impresa familiare. Un nigeriano si è ufficialmente riconosciuto padre di 24 figli, nessuno suo. Altri sette uomini hanno riconosciuto la paternità, in totale 122 volte. Lo schema è geniale: l’uomo, sovente un migrante, riconosce la paternità, anche se palesemente falsa. La madre del bimbo ottiene il diritto di soggiorno in Germania, e il piccolo ha un passaporto tedesco. Il “padre” riceve fino a 8mila euro esentasse per ogni riconoscimento. La legislazione tedesca permette di riconoscere la paternità senza test genetici, creando condizioni ideali per un business di commercio della cittadinanza. Da noi non ci sono arrivati? Apprenderemo presto che questo simpatico meccanismo ha preso piede anche qui?
Carlo Chievolti
Islam
La lezione di San Francesco
Gentile direttore Monticone, il 3 ottobre 2026 ricorre l’ottocentesimo anniversario della morte di san Francesco. Nel lontano 1219 Francesco d’Assisi si recò in Egitto e poi Palestina per tentare una soluzione pacifica tra cristiani e musulmani, ma la sua missione è ancora avvolta da zone d’ombra. Prima di approdare nella terra contesa, egli manifestò una grande gioia e confidò al suo compagno di essere stato risparmiato dal Signore per «annunciare la pace anche qui». Durante la traversata il «poverello d’Assisi» è consapevole delle difficoltà che lo aspettano e che le trattative con i saraceni saranno inconcludenti. Dopo tanti anni, rivede un campo di battaglia e avverte il pericolo della morte. Assiste ai litigi fra i comandanti nell’esercito cristiano, avverte il caos politico e militare che rende sempre più impellente una parola di pace. Fra Tommaso da Celano, uno dei suoi primi biografi, sottolinea l’avversione per la guerra da parte del frate assisiate, che invoca la «volontà divina» per risparmiare la vita di tanti innocenti. La presenza dimessa e il suo procedere disarmato lo salva dalla morte, sino all’incontro con il sultano al-Malik al-Kamil. Il loro dialogo supera la differenza religiosa e la barriera linguistica per il richiamo costante alla pace. Francesco gli annuncia il verbo evangelico e lo invita a non strumentalizzare la religione per scopi di conquista e di dominio. Il suo scopo è quello di «liberare anzitutto il cuore degli uomini dalla violenza e dallo spirito di conquista e aprirlo alla pace e alla riconciliazione» Forse la lezione di Francesco potrebbe essere utile anche oggi per mantenere la pace e impedire ulteriori spargimenti di sangue, come lo fu allora grazie all’intesa raggiunta tra Federico II e il sultano per tutelare gli spazi di Gerusalemme.
Nunzio Dell’Erba
San Francesco va per la maggiore, di questi tempi... Sono i francescani a mancare forse.
A.Mon.
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