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scoperte geologiche

Tracce fossili nelle profondità terrestri

La scoperta è frutto delle attività di rilevamento del Foglio 172 “Pinerolo” nell’ambito del progetto CARG (Carta Geologica d’Italia)

Tracce fossili nelle profondità terrestri

Un gruppo di ricercatori e ricercatrici delle Università di Torino e Perugia ha individuato, per la prima volta al mondo, forme di vita fossile in rocce spinte fino a 100 chilometri di profondità sotto la superficie terrestre. La scoperta, pubblicata sulla rivista Scientific Reports del gruppo Nature, è frutto delle attività di rilevamento del Foglio 172 “Pinerolo” nell’ambito del progetto CARG (Carta Geologica d’Italia) e interessa il Massiccio Dora-Maira, nelle Alpi Occidentali, un’area già nota per la scoperta della coesite nel 1984.

Le analisi condotte su centinaia di campioni di rocce metamorfiche hanno portato al ritrovamento di pollini fossili e acritarchi (microfossili a parete organica) in 11 campioni di chiara origine continentale. Tali reperti si trovavano in rocce che, secondo i modelli tradizionali di tettonica a placche, non avrebbero dovuto raggiungere profondità così elevate. Fino a pochi decenni fa, infatti, si riteneva che la subduzione profonda riguardasse soltanto la litosfera oceanica, più densa rispetto a quella continentale.

I fossili rinvenuti sono databili tra il Carbonifero superiore e il Permiano (circa 323–251 milioni di anni fa), mentre alcuni acritarchi risalgono al Siluriano (445–419 milioni di anni fa). La loro presenza in rocce sottoposte a pressioni e temperature estreme rappresenta un risultato scientifico di grande rilievo: questi sedimenti hanno attraversato due fasi di formazione montuosa, quella Varisica e quella Alpina, che ne hanno modificato la composizione trasformandoli in scisti grafitici.

Il recupero dei microfossili è stato possibile grazie a tecniche di separazione avanzate sviluppate all’Università di Perugia, che hanno permesso di isolare i residui organici da materiali finora considerati privi di tracce biologiche. La scoperta dimostra che la materia organica può conservarsi anche in ambienti di metamorfismo profondo, ampliando le prospettive di studio sulla vita in condizioni estreme.

La scoperta, pubblicata sulla rivista Scientific Reports del gruppo Nature, è frutto delle attività di rilevamento del Foglio 172 “Pinerolo” nell’ambito del progetto CARG (Carta Geologica d’Italia) e interessa il Massiccio Dora-Maira, nelle Alpi Occidentali, un’area già nota per la scoperta della coesite nel 1984

Oltre al valore scientifico, l’area del Dora-Maira assume un interesse strategico nazionale nell’ambito del Programma di Esplorazione Mineraria, per la presenza di grafite e altre mineralizzazioni nelle valli pinerolesi.

La ricerca, firmata da Rodolfo Carosi, Chiara Montomoli, Salvatore Iaccarino, Davide Dana, Alberto Corno, Francesco De Cesari e Amalia Spina, apre nuove possibilità di indagine nei terreni metamorfi di tutto il mondo e contribuisce alla comprensione dei processi geologici che possono preservare tracce di vita antichissima, anche in contesti simili a quelli di altri pianeti.

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