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Economia & Finanza

Piemonte, economia a due velocità: chi sale (poco) e chi scende I NUMERI

Saldo positivo per le imprese, ma una su due è una società individuale. Boom di servizi, crollano agricoltura e commercio

Piemonte, economia a due velocità: chi sale (poco) e chi scende I NUMERI

Il terzo trimestre 2025 segna per il Piemonte una fase di apparente stabilità imprenditoriale. Secondo l’analisi di Unioncamere Piemonte sui dati del Registro delle Imprese, tra luglio e settembre si sono registrate 4.192 nuove aziende, a fronte di 3.618 cessazioni. Il saldo positivo di 574 unità evidenzia un leggero rallentamento rispetto al 2024, ma nasconde profonde trasformazioni nel tessuto produttivo regionale. Lo stock complessivo di imprese attive raggiunge 418.667 unità, pari al 7,1% del totale nazionale.

Il Piemonte è una regione a due velocità – osserva Gian Paolo Coscia, presidente di Unioncamere Piemonte –. La crescita, seppur contenuta, è trainata dai servizi e dalle società di capitale, mentre manifattura, commercio e agricoltura restano in difficoltà. Servono politiche mirate per sostenere la transizione senza lasciare indietro nessuno”.


Società di capitale protagoniste, imprese individuali in stallo

La crescita complessiva del sistema imprenditoriale piemontese (+0,14%) si regge quasi interamente sul dinamismo delle società di capitale, che mettono a segno un +0,71%. In lieve aumento anche le cooperative e i consorzi (+0,12%), mentre le imprese individuali, che rappresentano oltre la metà del totale (55,8%), restano quasi ferme (+0,03%).
In controtendenza le società di persone, in calo del -0,21%, segno di una fase di ripensamento per le realtà più tradizionali e familiari.


Servizi e turismo trainano la crescita

L’analisi settoriale conferma un quadro disomogeneo. I servizi rappresentano la spina dorsale della crescita piemontese con un aumento del +0,59%, sostenuti dalla domanda interna e dalle trasformazioni digitali. A ruota segue il turismo, in continua espansione con un +0,50%, spinto dal ritorno dei flussi internazionali e dalla valorizzazione delle aree collinari e lacustri.
Positivi anche i segnali dalle costruzioni (+0,12%), che beneficiano ancora degli effetti residui dei bonus edilizi.
In difficoltà, invece, industria e commercio (rispettivamente -0,05% e -0,06%), mentre l’agricoltura segna la flessione più netta (-0,21%), risentendo del caro energia, della siccità e dei costi di produzione in crescita.


Novara e Torino guidano la ripresa regionale

La provincia più dinamica è Novara, con un tasso di crescita del +0,27%, seguita da Verbano-Cusio-Ossola (+0,16%) e Torino (+0,15%). Il capoluogo regionale, che concentra oltre metà delle imprese piemontesi, resta decisivo per la tenuta complessiva del sistema produttivo.
Più moderati i risultati per Cuneo (+0,13%) e Asti (+0,12%), mentre Alessandria, Vercelli (+0,05%) e Biella (+0,03%) mostrano un ritmo di crescita più debole.


Un equilibrio fragile

L’apparente stabilità dei numeri cela una trasformazione profonda: il Piemonte si muove verso un’economia sempre più terziaria, dove le società strutturate e innovative prendono il posto delle realtà familiari e artigianali. Una sfida che impone alle istituzioni e alle imprese di sostenere insieme un modello di sviluppo capace di unire innovazione e coesione sociale.

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