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Innovazione
22 Ottobre 2025 - 16:40
L'Università di Torino è parte di un ambizioso progetto internazionale che punta a rivoluzionare il modo in cui produciamo energia. Attraverso l'alleanza universitaria europea UNITA, l'ateneo torinese collabora allo sviluppo di tecnologie capaci di generare metano utilizzando sole, acqua e anidride carbonica. Un modo per trasformare un gas serra in carburante, sfruttando fonti rinnovabili.
Il progetto si chiama UNITANE ed è coordinato dall'Università Pubblica di Navarra, in Spagna. Oltre a Torino e Navarra, fanno parte del consorzio anche l'Universitatea Transilvania di Brasov, in Romania, e l'Haute Ecole Spécialisée de Suisse Occidentale-Valais-Wallis, in Svizzera. Quattro istituzioni con competenze diverse che lavorano insieme per mettere a punto un sistema innovativo di produzione energetica.
PERCHÉ IL METANO SOLARE PUÒ FARE LA DIFFERENZA
Il metano è già oggi una fonte energetica diffusa: è il componente principale del gas naturale e viene usato per produrre energia perché è più pulito rispetto a carbone o petrolio. Ma quando il metano viene ottenuto partendo dalla CO2 catturata e dall'idrogeno verde, le cose cambiano parecchio. Come spiegano i ricercatori dell'università spagnola, si ottiene un combustibile con un'impronta di carbonio molto bassa, che può contribuire a ridurre la dipendenza dai combustibili fossili e a promuovere un'economia circolare, trasformando quello che oggi è considerato un rifiuto in una risorsa utile.
COME FUNZIONA IL REATTORE SOLARE
Alla fine dell'estate, il gruppo di ricerca si è riunito presso la sede spagnola per fare il punto sui progressi e finalizzare il prototipo del reattore solare. Il dispositivo è il cuore del progetto: riesce a catturare la CO2 dall'aria o dagli scarichi industriali e a convertirla in metano grazie all'energia del sole. Per farlo, però, serve anche l'idrogeno, che viene prodotto direttamente nell'impianto tramite reattori fotocatalitici.
Ed è qui che entra in gioco il contributo dell'Università di Torino. Il team torinese, in collaborazione con la società MetHydor, ha sviluppato un particolare serbatoio per immagazzinare l'idrogeno in modo sicuro. All'interno di questo contenitore, un materiale metallico accumula l'idrogeno sotto forma di idruro e lo rilascia quando serve, garantendo il funzionamento dell'intero sistema senza rischi.
Ogni università del consorzio però ha dato il suo contributo al progetto. Il team dell'Università Pubblica di Navarra ha esperienza in ingegneria chimica, reazioni catalitiche, microfluidica e cattura della CO2, oltre che nella produzione di idrogeno.
L'università rumena di Brasov mette a disposizione le proprie conoscenze in finanza ed econometria, con un focus sull'economia ambientale e la crescita sostenibile. Infine, l'istituto svizzero porta la sua esperienza nelle valutazioni del ciclo di vita e nelle analisi tecnico-economiche, elementi fondamentali per capire se una nuova tecnologia è davvero sostenibile e conveniente.
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