Stellantis, ora (anche) la Fiat 600 diventa... a benzina

Dopo la Fiat 500 Ibrida, prodotta a Torino, un'altra novità per Fiat: la 600 diventa... a benzina. Con cambio manuale. E, a quanto pare, non sarà l'unica della gamma. 

La notizia rimbalza dal Daimler Blog: a inizio 2026, la Fiat 600 - un B-Suv praticamente gemello della ben più fortunata Jeep Avenger -, al momento a listino come elettrica o ibrida, avrà una versione a motore endotermico. Oltre a due nuove versioni, di cui una con allestimento griffato Abarth (puramente estetico).

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Il propulsore scelto da Stellantis per la Fiat sarebbe il 1.2 da 100 cavalli (con cambio manuale) che già adesso equipaggia la Fiat Grande Panda. In pratica una scelta che ricalca quella fatta per la vettura del "rilancio": presentata come un'auto full electric, in casa Fiat si era poi deciso di darle una versione benzina più economica. Ai tempi, nel luglio 2024, il ceo Olivier François aveva detto che "abbiamo finalmente la nostra low cost".

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Che però adesso si pensi di farlo anche per la 600 - al momento prodotta a Tychy, in Polonia -, e dopo l'operazione di "ibridizzazione" della Fiat 500e per poter arrivare a una produzione di 100mila vetture l'anno, spinge a chiedere se a questo punto in casa Stellantis non si stia virando fin troppo all'indietro. Dopo aver spinto il full electric, poi ampliato la gamma con versioni ibride inizialmente non previste, ora torniamo all'endotermico, seppure per una quota base di mercato?

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"Stiamo limando la strategia" è la sintesi del discorso del ceo Antonio Filosa, l'altro giorno, con gli analisti (con risposta catastrofica della Borsa: -8,88% giovedì, -0,76 oggi e titolo a 8,76 euro). Tecnicamente significa che una strategia definita non c'è ancora: è cominciato il lancio di sei nuovi modelli - tra cui la Jeep Compass la cui produzione è partita a Melfi e la Fiat 500 Ibrida a Mirafiori -, con le diverse motorizzazioni, mentre altri come la DS 4 sono stati cancellati (per non parlare delle novità di Maserati). Ma su quale sarà la visione, la strategia definitiva sembra esserci ben poco, in termini di prodotto. Si punta piuttosto sui mercati specifici, ossia gli USA con un investimento da 13 miliardi di dollari.