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02 Novembre 2025 - 21:20
Una baby-gang ha torturato un 15enne a Torino
Torturato la notte di Halloween. Minacce col cacciavite, capo e sopracciglia rasate, addirittura una sigaretta spenta sulla caviglia. E per finire, un bagno forzato nel fiume Dora e la schiena sotto una fontanella, tra sputi e insulti vari. Tutto questo avrebbe subìto un ragazzino minorenne, di appena 15 anni, disabile, nella notte tra il 31 ottobre e il 1° novembre. La notte di Halloween, per intenderci, quando una baby-gang (anch’essa composta da ragazzi minorenni e già noti alle forze dell’ordine) l’avrebbe dapprima adescato a Moncalieri e poi torturato in una casa a Torino. Per poi abbandonarlo alla stazione di Porta Nuova, riconsegnandogli il telefono che gli era stato in precedenza sequestrato.

Le torture shock
Di una storia che ricorda il film “Arancia Meccanica” del regista Stanley Kubrick c’è una denuncia. Che la madre del 15enne torturato ha presentato ai carabinieri della compagnia di Moncalieri subito dopo i fatti. E subito dopo avere riabbracciato il figlioletto al termine dell’incubo. La mamma, dopo aver fatto denuncia, ha scritto anche un lungo post su Facebook (che poi è stato cancellato). Uno sfogo lunghissimo, in cui ha raccontato quello che sarebbe accaduto al figlio disabile. «L’hanno portato in una casa a Torino dove non c’erano adulti, gli hanno tolto il telefono - ha scritto la madre sui social network - e bloccato i numeri di noi genitori che lo chiamavamo con insistenza. L’hanno chiuso in casa, con la porta chiusa con una catena. L’hanno torturato picchiandolo, chiudendolo in un bagno per ben due ore a chiave e dopo averlo fatto uscire dal bagno l’hanno preso con la forza, minacciato con un cacciavite e l’hanno rasato, lasciandogli dei ciuffi di capelli. Poi hanno preso una lametta e gli hanno rasato le sopracciglia, facendogli pure dei tagli sulla palpebra dell’occhio. E oltretutto gli hanno spento una sigaretta sulla caviglia».
Finita qui? Stando al racconto (e alla denuncia) della mamma del minorenne, assolutamente no. Perché le torture ai danni del ragazzino disabile sono continuate. «Sempre sotto la minaccia del cacciavite - continua la mamma nel suo post su Facebook - l’hanno portato al fiume Dora e gli hanno fatto togliere la maglietta, lasciandolo a petto nudo e facendolo entrare nel fiume. Non soddisfatti, l’hanno fatto mettere sotto una fontanella, con il getto sulla schiena tra sputi e offese varie. Dopodiché lo hanno riportato a casa fino alle 13 e poi, dopo avere finito di torturarlo, l’hanno riportato alla stazione di Porta Nuova e gli hanno ridato il telefono». Solo in quel momento, la donna è riuscita a mettersi in contatto col figlio, per poi riuscire finalmente a riabbracciarlo. «Quando l’ho visto, è stato uno shock», racconta la mamma.
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