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Miti del Piemonte
18 Novembre 2025 - 21:15
A una ventina di chilometri da Torino, ai piedi delle Alpi, si estende un luogo dove la natura pare custodire ancora antichi segreti: i due Laghi di Avigliana. Oggi le loro acque tranquille vantano le cinque vele della Guida Blu di Legambiente e del Touring Club Italiano, ma chi conosce le storie del passato sa che non sempre regnarono pace e silenzio.
Molto prima che i Romani fondassero Augusta Taurinorum, e prima ancora che i Longobardi erigessero il castello di Avigliana, queste terre erano abitate da uomini del Neolitico, che costruivano le loro palafitte tra acque, canne e boschi. Ma è nel Medioevo che i laghi divennero teatro di una vicenda tanto oscura da trasformarsi in mito.
Correva l’anno 1368 quando il giovane Filippo d’Acaja, un principe dal sangue fiero e ribelle, venne accusato di tradimento. Il suo peccato: aver tentato di uccidere il cugino, Amedeo VI, il celebre Conte Verde, signore potente e temuto.
La sentenza fu implacabile. Il 21 dicembre, nel cuore dell’inverno, una barca colma di soldati lo trasportò al centro del Lago Grande, allora avvolto da una crosta di ghiaccio e brume. Con lui vi era solo un prete, che gli porgeva gli ultimi conforti.
Si racconta che Filippo, con lo sguardo altero che tanto lo aveva reso temuto e ammirato, fissò il religioso in silenzio. Poi, senza un lamento, si lasciò cadere nelle acque gelide. Nessuno vide il suo corpo riaffiorare. Così si chiuse la sua vita terrena… o almeno così narra la storia ufficiale.
Secondo la tradizione popolare, però, l’anima di Filippo non trovò pace. Si dice che nelle notti più quiete, quando la nebbia si alza dai due specchi d’acqua, una figura eterea emerga tra i riflessi del Lago Grande: il fantasma del principe, condannato a vagare dove trovò la morte.
Pescatori e viandanti giurano di aver visto una sagoma pallida camminare sul pelo dell’acqua, o di aver udito un tonfo improvviso, come di un corpo che precipita nel lago senza lasciare onde.
Esiste però un’altra leggenda, tramandata come un sussurro tra i vecchi del paese. Si dice che Filippo non sia realmente morto quel giorno. Portava infatti al collo un medaglione del beato Umberto di Savoia, e proprio questo avrebbe richiamato l’intervento miracoloso del santo.
Il principe, salvato dalle acque, sarebbe stato condotto lontano, fino al Portogallo, dove avrebbe vissuto sotto falso nome, morendo serenamente nel 1418.
Una storia incredibile… ma nei miti del Piemonte, si sa, la linea tra storia e meraviglia è sempre sottile.
Oggi, mentre il castello di Avigliana osserva ancora dall’alto i due laghi, è facile immaginare che queste acque tranquille serbino memorie più profonde della semplice storia scritta.
Forse il principe fantasma non è che un’eco lontana del Medioevo.
Forse, invece, continua davvero a emergere dal lago nelle notti in cui l’inverno riporta con sé il gelo del suo ultimo respiro.
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