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L'ALLARME

Piemonte, "le aziende a rischio" per la "fretta" della Regione

Coldiretti Torino chiede la modifica al piano della Qualità dell'Aria

Agricoltura Piemonte

Agricoltura Piemonte

Il Pianoregionalesulla qualità dell’aria rischia di pesare gravemente sulle aziende agricole piemontesi, settore fondamentale per la produzione alimentare e la tutela ambientale. Secondo Coldiretti Torino, le nuove imposizioni previste dal Piano stralcio regionale rappresentano un onere economico e gestionale insostenibile per le realtà rurali, soprattutto quelle a conduzione familiare tipiche del Torinese.

«In questi giorni – dichiara Bruno Mecca Cici, presidente di Coldiretti Torino e vicepresidente di Coldiretti Piemonte con delega alla zootecnia – abbiamo apprezzato l’impegno dimostrato da molti consiglieri regionali per modificare un Piano della qualità dell’aria nato in modo frettoloso e che penalizza fortemente un comparto strategico come la produzione di proteine animali. Ma restano obblighi specifici imposti alle nostre aziende agricole che non tengono conto del complesso di azioni che possono essere attuate per migliorare il contributo ambientale offerto dalla nostra agricoltura; così come non tengono conto delle continue novità in campo tecnologico, agronomico, gestionale e nel campo del benessere animale».

L’allarme è rivolto in particolare ai costi proibitivi degli interventi strutturali obbligatori, per i quali finora non sono state stanziate risorse adeguate. «Se i nostri allevamenti dovessero chiudere – prosegue Mecca Cici – non avremmo raggiunto nessun grande obiettivo: avremmo creato un enorme problema per la nostra economia e per la stessa salvaguardia ambientale e del territorio».

Coldiretti Torino sollecita dunque la Regione a varare un “pacchetto” di misure concrete per sostenere il futuro dell’agricoltura torinese, che si trova a fronteggiare anche le sfide poste dai cambiamenti climatici.

Tra le priorità indicate:

  • Sviluppo rurale: serve un incremento delle risorse del Complemento per lo Sviluppo Rurale 2023-2027, oggi insufficiente, con attenzione particolare ai finanziamenti per l’allevamento di razze locali a rischio di abbandono.

  • Semplificazione amministrativa: eliminare gli oneri burocratici inutili che gravano sulle imprese agricole senza apportare benefici concreti.

  • Gestione irrigua: implementare un piano regionale per aumentare la capacità di conservazione dell’acqua e ridurre le perdite con interventi diffusi sul territorio.

  • Fauna selvatica e sistema venatorio: avviare un piano straordinario di contenimento degli ungulati e garantire risarcimenti integrali per i danni subiti, riorganizzando il sistema venatorio.

  • Filiere da attenzionare: dare sostegno a filiere cruciali come quella frutticola, vitivinicola, corilicola, risicola e zootecnica, ognuna con problematiche specifiche di mercato, calamità o competizione.

  • Governo del suolo: favorire l’installazione di pannelli fotovoltaici su aree dismesse senza sacrificare territorio agricolo, dato che il suolo è una risorsa naturale essenziale.

  • Contrasto alle fitopatie: intensificare la ricerca su malattie come la Flavescenza Dorata e la Popillia japonica per contenere i danni e tutelare la redditività aziendale.

Il settore agricolo piemontese, dunque, chiede alla Regione di accompagnare le misure ambientali con un sostegno concreto ed equilibrato che salvaguardi le imprese agricole e il territorio, superando un approccio che finora è apparso «frettoloso» e poco aderente alle realtà locali.

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