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Il caso

Torino, operaio muore dopo una spinta sulle scale: collega a processo per omicidio preterintenzionale

Quella che sembrava una caduta accidentale si trasforma in omicidio: indagini, chat e testimonianze ribaltano la prima versione dei fatti

Torino, operaio muore dopo una spinta sulle scale: collega a processo per omicidio preterintenzionale

Si aprirà presto in tribunale il processo per l'operaio di 32 anni, accusato di aver provocato la morte di Salvatore Coletta (originario di Mondragone), 44 anni, avvenuta nel dicembre 2023 all’interno di un cantiere in corso Ferrara 50, nel quartiere Vallette di Torino. L’uomo, difeso dall’avvocato Alessandro Bellina, è attualmente a piede libero e continua a dichiararsi estraneo ai fatti.

Una morte apparsa all’inizio inspiegabile

In quel pomeriggio di dicembre, Coletta fu trovato a terra, ai piedi di una rampa di scale, privo di sensi. I colleghi tentarono immediatamente di rianimarlo, mentre chiamavano il 118, convinti che si trattasse di una banale caduta. La situazione, però, si rivelò irreversibile e l’operaio morì nella notte per un trauma cranico devastante.

La vicenda sembrò dapprima un tragico episodio di infortunio sul lavoro, e la morte fu inizialmente trattata come un evento naturale derivante da una perdita di equilibrio.

Le indagini cambiano tutto

Quando i carabinieri del Nucleo Operativo Oltre Dora, coordinati dal pm Francesco La Rosa, arrivarono sul posto, trovarono però un quadro meno lineare di quanto apparisse. Gli operai presenti diedero versioni differenti, discordanti fra loro, tanto da far emergere i primi dubbi sulla dinamica.

Gli accertamenti condotti nei giorni successivi portarono a una ricostruzione completamente diversa: prima della caduta ci sarebbe stata una lite improvvisa tra Coletta e un collega più giovane, con cui già da tempo c’erano discussioni economiche. Durante il confronto, secondo gli investigatori, il 32enne avrebbe spinto Coletta facendolo precipitare.

Le chat: frasi che pesano

A rendere ancora più pesante la posizione dell’imputato sarebbero alcuni messaggi inviati a conoscenti mentre Coletta era ancora in ospedale. In quelle frasi – come “Gli è andata male che eravamo sulle scale” o “Mi chiedeva soldi” – gli investigatori hanno letto un atteggiamento di vanto dopo l’aggressione.

Un incontro casuale sfociato nella tragedia

Secondo le ricostruzioni, il 44enne nemmeno avrebbe dovuto lavorare quel giorno: la mattina, infatti, non si era presentato in cantiere per una leggera indisposizione. Era passato nel pomeriggio soltanto per un saluto e un veloce aggiornamento con i colleghi. Proprio in quel momento sarebbe esplosa la discussione che, nel giro di pochi istanti, si è trasformata in una spinta, una caduta rovinosa e infine in una morte dopo ore di agonia.

Le tesi contrapposte

Per la procura l’imputato non intendeva uccidere Coletta, ma la sua azione – ritenuta volontaria – avrebbe provocato le lesioni che ne hanno causato il decesso. Per questo l’accusa è di omicidio preterintenzionale.

Il 32enne, invece, sostiene che fu Coletta ad averlo aggredito, e che la vittima avrebbe perso l’equilibrio da sola nel corso della colluttazione.

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