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La protesta dei contadini

Torino, trattori in marcia verso la Regione e l'urlo degli agricoltori: «deve n’andi»

Oltre mille in corteo dal PalaVela al Grattacielo Piemonte: meno burocrazia, invasi, clima, risorse e certezze.

Torino, un fiume giallo in strada: gli agricoltori chiedono al Piemonte «date n’andi»

Tre trattori in testa, cisterne del latte al traino, bandiere gialle al vento e clacson a scandire il passo. Così il corteo di Coldiretti Piemonte ha attraversato Torino per “suonare la sveglia” sulla crisi del settore primario. “Forsa piemunt-date n’andi”, l’appello in dialetto che ha fatto da filo conduttore, ha radunato oltre un migliaio di agricoltori arrivati da tutte le province.



Il corteo
Il “fiume giallo” si è snodato dal PalaVela al Grattacielo della Regione, imboccando via Ventimiglia e dirigendosi verso piazza Piemonte. Tamburi, sirene e clacson hanno annunciato il passaggio di una protesta ordinata ma determinata a farsi ascoltare: in prima fila le cisterne del latte, simbolo di una filiera che chiede di poter lavorare con regole chiare e tempi certi.

Le richieste
Nel mirino soprattutto la burocrazia, percepita come un freno quotidiano, e i ritardi nell’erogazione delle risorse. Ma il cahier de doléances tocca anche dossier strategici: la realizzazione e gestione degli invasi, la risposta al cambiamento climatico, la qualità dell’aria, la tutela del territorio contro l’abbandono dei campi. “Basta parole campate in aria: vogliamo certezze”, è il refrain che ha attraversato il corteo.



Le voci dal campo
“Siamo il settore che produce cibo e che tutela anche l’ambiente perché, senza agricoltori, aumentano le aree abbandonate. Chiediamo maggiore attenzione per il nostro settore, con regole che ci permettano di lavorare”, spiega Bruno Mecca Cici, presidente di Coldiretti Torino. Dal megafono, l’appello è netto: “Abbiamo bisogno di certezze: non parole campate in aria. Le istituzioni devono darci risposte certe”.



Un settore sotto pressione
La protesta arriva in una fase in cui l’agricoltura piemontese sconta il peso di costi produttivi elevati, prezzi spesso compressi lungo la filiera e una crescente instabilità climatica che alterna siccità e piogge estreme. A questo si sommano adempimenti amministrativi complessi e tempi di attuazione dei provvedimenti che, lamentano gli agricoltori, non tengono il passo con l’urgenza delle scadenze nei campi.



L’attesa delle risposte
Il messaggio, consegnato alla sede della Regione, è chiaro: servono impegni verificabili su risorse, semplificazione e infrastrutture idriche, oltre a un confronto stabile con il mondo agricolo. Gli agricoltori chiedono calendari, tempi e responsabilità definite. Il “darsi un andi” evocato dagli striscioni è l’invito a trasformare le promesse in atti concreti, prima che la prossima stagione presenti il conto.

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