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Il caso

Tajani su Aska: "La legge va rispettata, troppo spesso vincono i "figli di papà"

Il vicepremier in visita al Regina Margherita commenta lo sgombero; Zangrillo: "Aska centro culturale? Balle, Centro dell'eversione"; Cirio: "Orgoglioso. Non vogliamo i campi di battaglia"

CIrio su Aska: "Orgoglioso dello sgombero. Non vogliamo i campi di battaglia"

La linea del Governo, quella da cui il sindaco di Torino Stefano Lo Russo ha dichiarato ieri di dissentire, sul caso Askatasuna è netta e senza sfumature. «La legge deve essere sempre rispettata e lo Stato non può restare immobile di fronte alla violenza», ha dichiarato il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani, intervenendo sul sgombero dello storico centro sociale torinese a margine dell'evento all’ospedale infantile Regina Margherita cui era atteso per scoprire la targa del Regina "Ospedale dei bambini del mondo", questa mattina. Pur ribadendo il diritto a manifestare, Tajani ha invitato a cessare senza violenza e senza messaggi che incitino all’odio: «Non basta dire di manifestare pacificamente, bisogna esserlo davvero. Aggredire le forze dell'ordine e colpire beni pubblici o privati è inaccettabile».

Parole dure anche sul profilo sociale delle proteste: «Troppo spesso – ha aggiunto Tajani – assistiamo a figli di papà che se la prendono con i figli del popolo, come diceva Pasolini», sottolineando la necessità di tutelare chi lavora e vuole vivere la città senza paura.

Ancora più tranchant il ministro della Pubblica amministrazione Paolo Zangrillo: «Askatasuna un centro culturale? Balle», ha affermato senza mezzi termini. «Parliamo di un centro dell'eversione», ha aggiunto, rivendicando la scelta dello sgombero come un atto dovuto per il ripristino della legalità.

Sulla stessa linea il presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio, che guarda allo sgombero come a un possibile punto di svolta: «Mi auguro che da oggi inizi un epilogo diverso rispetto agli ultimi trent'anni. Sono orgoglioso che si sia posta fine a una situazione di illegalità». Cirio ha poi ringraziato magistratura e forze dell'ordine per «il lavoro delicato e complesso svolto», ribadendo che «Torino e il Piemonte non vogliono campi di battaglia».

Un fronte compatto, quello del centrodestra, che chiede ora discontinuità rispetto al passato e il ripristino pieno delle regole, mentre la città rimane blindata per il corteo fissato nel primo pomeriggio, con allerta massima e il timore che la "lotta di Aska", sia solo all'inizio. 

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