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L'INIZIATIVA
30 Dicembre 2025 - 13:10
Il 2025 si chiude con una notizia attesa da tempo dal comparto vitivinicolo. Lo scorso 29 dicembre è stato ufficialmente firmato il decreto interministeriale (Mef-Masaf) che mette finalmente ordine nel settore del vino dealcolato in Italia. Il provvedimento stabilisce un quadro normativo chiaro, definendo il regime fiscale delle accise e permettendo ai titolari di depositi fiscali di effettuare i processi di dealcolazione entro limiti e condizioni precise.
Fino ad oggi, molti produttori italiani erano costretti a delocalizzare all'estero i processi di riduzione del grado alcolico, perdendo valore aggiunto e controllo sulla filiera. Il Ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, ha presentato la misura come una "cornice necessaria" per permettere alle nostre imprese di competere su un mercato globale, quello dei prodotti "No e Low Alcohol" (Nolo), che vale già 2,4 miliardi di dollari e che registra crescite a doppia cifra in mercati chiave come Germania (+46%), Regno Unito e Stati Uniti.
L'impatto sul territorio torinese La novità riguarda da vicino anche la provincia di Torino, un territorio che vanta denominazioni d’eccellenza come l’Erbaluce di Caluso, il Carema e i vini del Pinerolese e della Valsusa. Sebbene la tradizione resti il pilastro delle nostre colline, la possibilità di produrre versioni a basso contenuto alcolico rappresenta un'opportunità strategica per intercettare i nuovi consumatori "Z" e i mercati internazionali, dove la richiesta di bevande "salutiste" e responsabili è in fortissima ascesa.
Il decreto distingue gli operatori tra piccoli e grandi produttori (sopra o sotto i mille ettolitri annui) e introduce regole rigorose sulla tracciabilità. Per le cantine del Canavese e del Pinerolese, questo significa poter sperimentare nuove tecnologie di dealcolazione mantenendo l'identità e la qualità organolettica che rendono unici i vitigni locali.
Il commento degli esperti "È una bella notizia di fine anno dopo un 2025 travagliato", spiega Paolo Castelletti, segretario generale di Unione Italiana Vini (Uiv). L'obiettivo ora è trasformare questo quadro normativo in produzione effettiva, supportando le aziende nel rilascio delle licenze. La sfida per il 2026 sarà duplice: l'adeguamento tecnologico per preservare il gusto del vino originale e la conquista degli scaffali digitali e fisici, dove il "Made in Italy" senza alcol può ora giocare la sua partita da protagonista.
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