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il processo
31 Marzo 2023 - 19:14
Da destra, Michele Emiliano con l’avvocato Gaetano Sassanelli
Un anno di reclusione e una multa da 90mila euro: è la richiesta del pm Giovanni Caspani per Michele Emiliano (governatore della Puglia ed ex sindaco di Bari) e del suo braccio destro Giorgio Stefanazzi (deputato Pd) in relazione all’accusa di finanziamento illecito per la campagna elettorale delle primarie del Partito democratico del 2017. L’inchiesta è nata nel 2018 ed è approdata nel capoluogo piemontese per competenza territoriale, in quanto l’ultimo bonifico contestato è stato effettuato a Torino.
Il 31 marzo 2023 Emiliano ha reso dichiarazioni spontanee davanti al giudice Alessandra Salvadori, ripercorrendo i suoi rapporti con l’imprenditore Pietro Dotti, titolare della Eggers, la società di comunicazione incaricata di curare la sua corsa alla segreteria dem contro Matteo Renzi. «Non ho mai negoziato alcunché dal punto di vista dei finanziamenti alla mia campagna elettorale - ha detto - c’era un’associazione ad hoc (la Piazze d’Italia, ndr) ed era gestita da altri. In tutta la mia vita ho cercato di comportarmi bene, ho cercato di fare sempre il mio dovere». «Cercavamo di evitare soggetti il cui interesse avrebbe potuto influenzare l'attività in caso di elezione – ha proseguito – ma c'era una netta separazione tra indirizzi politici della campagna e gestione amministrativa».
L’inchiesta verte su due fatture da 65mila euro pagate alla Eggers (secondo il pm) da due imprenditori co-imputati. Secondo la procura, quei versamenti integrerebbero un finanziamento occulto in quanto i compensi sarebbero stati fatturati come corrispettivo per servizi erogati a favore di società riconducibili ai due imprenditori, senza alcun riferimento alla campagna di Emiliano. Nel corso delle sue dichiarazioni spontanee, il governatore ha rievocato i mesi in cui il titolare della Eggers si era rivolto ai giornali per denunciare il mancato pagamento. "Andò a finire con la notifica di un decreto ingiuntivo - ha raccontato Emiliano - Dotti secondo me temeva che noi tentassimo di non pagarlo e diffuse alla stampa la copia del decreto. Perciò ho iniziato a insistere con i miei collaboratori per sistemare questa vicenda. Ero talmente seccato dalle pressioni di stampa che dissi: ‘se avete i soldi pagate, se non li avete ve li do io e mettiamo a tacere questa cosa’. Dotti poi mi mandò un messaggio con scritto ‘hanno sistemato tutto’ e io non ho fatto ulteriori domande”.
Per gli inquirenti il decreto ingiuntivo non è mai stato dichiarato esecutivo proprio perché l’ingresso dei due pagatori “esterni” avrebbe persuaso Dotti a rinunciare alla lite. Nella ricostruzione offerta dal pm in aula, Stefanazzi avrebbe informato Dotti che a pagare le spettanze sarebbero stati i due imprenditori, per una tranche a testa. A quel punto Dotti, una volta ricevuto il versamento del primo scaglione dal primo imprenditore, avrebbe incontrato il secondo per negoziare i termini del pagamento della tranche residua. Inoltre uno dei due imprenditori avrebbe invitato il capo della Eggers a togliere dalla fattura qualsiasi riferimento alla campagna elettorale di Emiliano. "Siamo in presenza di un pagamento effettuato per interposta persona. Dalla lettura delle fatture non si capisce che le due società pagano la campagna elettorale di Emiliano. Le fatture lasciano capire che pagano per servizi erogati nei loro confronti. In questa maniera diventa un finanziamento occulto", ha dichiarato il pm, ricordando che "la ratio della norma è la trasparenza del pagamento, per assicurare un controllo pubblico".
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