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Non solo a Torino
21 Aprile 2023 - 06:26
Andrea Agnelli, Juventus con Paratici e Nedved (Depositphotos)
Da Torino a Roma, da Bologna a Genova, passando per Tivoli, Cagliari, Empoli, Udine, Verona, Modena, Bergamo. Sulle plusvalenze si indaga quasi ovunque. Le procure di mezza Italia hanno aperto un’inchiesta. Ma a pagare (fino alla decisione di ieri) è stata soltanto la Vecchia Signora. Con i comprensibili mugugni dei tifosi che - abituati come sono a finire nell’occhio del ciclone - chiedono che sulla bilancia vengano messi gli stessi pesi. La giustizia sportiva, così celere per la Juve, per tutte le altre società, invece, è ferma. Immobile. Proprio mentre (e forse proprio perché) si sta facendo largo il sospetto che si tratti di un sistema di pratiche fraudolente.
Sono tante le società finite sotto la lente della magistratura che sta verificando se abbiano realizzato illecite plusvalenze con la compravendita di giocatori a prezzi “gonfiati”. La competenza dei pm è territoriale: si radica sulla base del comune in cui si trova la sede del club coinvolto. Nel caso della Lazio, indaga la Procura di Tivoli proprio perché la società biancoceleste ha il suo “quartier generale” a Formello. L’utilizzo di plusvalenze fittizie - del resto - è una questione di cui si parla ormai da oltre un ventennio. La prima volta nel 2001 con Milan e Inter, anche se poi i magistrati non riuscirono a dimostrare penalmente l’illecito, come anche nel 2008, quando fu coinvolto il Genoa.
Poi, nel 2018, Chievo e Cesena vennero sanzionati dalla giustizia sportiva con penalizzazioni che segnarono il loro destino. Ma la vera “bolla” è scoppiata ora con la Juve e, con un effetto domino, sta coinvolgendo tutte le squadre con le quali la dirigenza bianconera ha scambiato giocatori. Quarantadue operazioni sotto indagine, da Audero a Rovella, passando per Arthur, Pjanic, Cancelo e Danilo. In altri casi, però, i fascicoli sono stati aperti sulla base di verifiche fiscali già avviate in autonomia dalla Guardia di Finanza sulle società calcistiche e poi, dove è stato trovato il “fumus commissi delicti” (ossia la probabilità della consumazione del reato), le carte sono state inviate alle rispettive Procure competenti. I reati contestati, a seconda delle posizioni, sono: emissione di fatture per operazioni inesistenti, false comunicazioni sociali, dichiarazioni fraudolente. Stipendi e carte private sono sotto la lente d’ingrandimento.
I magistrati hanno disposto perquisizioni e ora studiano i documenti come hanno fatto i colleghi torinesi, che in questo caso si preparano al processo. Sotto la Mole, tutto è in fase più avanzata. I tifosi bianconeri si augurano che la società possa dimostrare la propria innocenza. O quantomeno che, se proprio si dovrà pagare un prezzo, questa volta non tocchi alla Signora il ruolo di caprio espiatorio.
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