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ALLE MOLINETTE

Rischia di morire dopo il parto, trapianto miracoloso per una giovane mamma

Dopo aver messo al mondo il piccolo Alejandro la 38enne è rimasta per tredici ore senza fegato: l'organo era già andato in necrosi

Rischia di morire dopo il parto, trapianto miracoloso per una giovane mamma

Isabel Marilu Bernabe Velasquez e il marito Gino Peter Cardena Ferrer con la piccola Celeste

Si era presentata al pronto soccorso delle Molinette in condizioni disperate. Incinta all'ottavo mese, piegata dal dolore fino alle lacrime a causa di una colica addominale che, nel frattempo, aveva scatenato anche una crisi ipertensiva. Ma Isabel Bernabe Velasquez, 38 anni, nemmeno poteva immaginare che di lì a poco si sarebbe trovata ad un passo dalla morte. Un minuto dopo aver dato alla luce il suo secondo figlio, Alejandro. Il suo fegato, infatti, già sanguinava senza soluzione di continuità e aveva cominciato ad andare in necrosi. Un'urgenza a cui rispondere con un'unica soluzione: il trapianto. Mentre l'organo sviluppava lacerazioni che hanno costretto i chirurghi alla rimozione immediata, però, dalla Toscana è arrivata la disponibilità per riceverne uno nuovo che le è stato impiantato appena tredici ore dopo. Tredici ore in cui la donna si è trovata letteralmente sul filo della vita.

Al suo arrivo in ospedale, accompagnata dal marito Gino Peter Cardena Ferrer, il quadro è apparso subito chiaro ai medici. Evidente, ormai, la sofferenza fetale per cui gli ostetrici ginecologi del gruppo del dottor Marco Camanni hanno subito preparato la sala operatoria per un parto cesareo. Tuttavia, dopo la nascita del neonato, si sono anche resi conto che la situazione della puerpera era estremamente grave, a causa di un importante sanguinamento addominale proveniente dal fegato, organo che era andato incontro ad un raro fenomeno di rottura spontanea. Chiesto l'intervento dei chirurghi del dottor Roberto Saracco, i sanitari hanno continuato a tamponare l’emorragia "telini chirurgici" ma in meno di un giorno, benché stesse lentamente rientrando l'emergenza, la paziente aveva sviluppato una progressiva necrosi del fegato.

«A quel punto la rianimatrice di turno, la dottoressa Valentina Borrelli ha contattato la dottoressa Silvia Martini di guardia all'ospedale Molinette nel reparto di Terapia Insufficienza epatica. E dopo un rapido consulto telefonico con il professor Renato Romagnoli, direttore del Centro Trapianto di Fegato di Torino, per la donna è stato disposto il trasferimento della paziente direttamente nella sala operatoria del Centro Trapianti all'ospedale Molinette» raccontano dall'ospedale. «A circa 36 ore dal parto, la situazione clinica continuava ad essere assolutamente drammatica. Il fegato della donna era andato incontro a massivi fenomeni di necrosi emorragica con irreparabili multiple lacerazioni. Il solo modo per arrestare definitivamente l’emorragia epatica è stato quindi la rimozione totale del fegato, con temporanea derivazione del sangue della vena porta direttamente nella vena cava inferiore».  Accese le luci della sala operatoria è partita anche la corsa contro il tempo per trovare un donatore di fegato. Il Centro Regionale Trapianti Piemonte e Valle d’Aosta, coordinato dal professor Antonio Amoroso, ha contattato il Centro Nazionale Trapianti di Roma cogliendo «l’opportunità estremamente favorevole di un donatore di gruppo sanguigno compatibile disponibile in Toscana». In tempi da "record" il Servizio di Emergenza del 118 di Torino ha garantito l’organizzazione dei trasporti, scongiurando il peggiore degli esiti per Isabel. 

Dopo sole tredici ore dal momento della rimozione totale del fegato, trascorsa la notte nella Terapia Intensiva delle Molinette diretta dal dottor Roberto Balagna dove le sue condizioni si sono stabilizzate, la paziente ha potuto essere sottoposta con successo all’impianto del nuovo fegato. «Ora Isabel è ancor ricoverata in Terapia intensiva ma piano piano sta ricominciando a parlare e a riprendere piena coscienza. Si è trattato di un vero miracolo» commenta il marito Gino in attesa di visitarla insieme con la loro primogenita di cinque anni, Celeste. «Il nostro piccolo Alejandro, invece, si trova ancora ricoverato presso la Terapia intensiva neonatale dell’ospedale Maria Vittoria, ma comincia a stare meglio anche lui». Un trapianto che «si può definire miracoloso, nei tempi, nei modi e nelle procedure. Tutto ha coinciso alla perfezione ed ancora una volta la nostra squadra trapianto è stata perfetta» sottolinea il direttore generale della Città della Salute e della Scienza di Torino, Giovanni La Valle. «E ancora una volta è fondamentale ringraziare la generosità della famiglia del donatore, senza la quale questi miracoli non potrebbero avvenire».

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