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LA PROPOSTA

Museo dell'Omosessualità, primo via libera in Comune

Approvata dalla Sala Rossa una mozione che impegna sindaco e giunta a farlo nascere a Torino. E sarà coinvolta anche la Regione

Museo dell'omosessualità, primo via libera in Comune

L'assessore Jacopo Rosatelli e il sindaco Stefano Lo Russo all'ultimo Pride

Dal Consiglio comunale di Torino un primo “via libera” alla nascita di un Museo dell’Omosessualità. La Sala Rossa, infatti, ha approvato una mozione con cui impegna il sindaco e la giunta «a muovere tutti i passi necessari per realizzarlo». Una proposta che viene estesa anche alla Regione Piemonte e chiede di «prendere contatti per valutarne l’eventuale partecipazione, cercare il coinvolgimento di enti pubblici e privati, oltre che confrontarsi con le associazioni Lgbt». Una proposta che era approdata a Palazzo Civico e in Regione Piemonte già nell’ottobre del 2021, quando Angelo Pezzana e Maurizio Gelatti della Fondazione Sandro Penna – “Fuori!” aveva scritto una lettera aperta indirizzata al sindaco Stefano Lo Russo e al governatore Alberto Cirio, evidenziandone anche il potenziale dal punto di vista turistico «Esperienze analoghe nel mondo dedicate alla storia dell’omosessualità e degli omosessuali, come lo Schwules Museum di Berlino, riscuotono un grande successo».


L’appello non è rimasto inascoltato e in pochi mesi ha dato vito ad un vero e proprio “comitato promotore” coinvolgendo decine di nomi del mondo della cultura, come Nicola Lagioia e Ugo Nespolo, Beatrice Merz o Paolo Verri. Ma anche della politica e dello spettacolo, Chiara Appendino e Vladimir Luxuria, Antonella Parigi e il sociologo Luca Ricolfi. «L’idea del Museo è nata per colmare una lacuna» spiegavano gli ideatori, con l’obiettivo di «combattere discriminazioni e pregiudizi, favorire la conoscenza e far conoscere battaglie di civiltà spesso dimenticate o non note alle nuove generazioni e per consolidare la fama di Torino come “capitale dei diritti”».

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