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In corso Bramante a Torino

Omicidio: preso a martellate dal figlio, muore dopo 40 giorni di agonia

La vittima è un pensionato della Rai di 71 anni e malato da tempo

Il figlio

 Raffaele Sergi, 45 anni, informatico e incensurato

Enrico Placido Sergi, 71enne originario di Paternò, pensionato della Rai e residente da almeno vent’anni in corso Bramante 62 a Torino, è deceduto all'ospedale Cto dopo più di un mese di agonia. Era stato colpito ripetutamente a martellate dal figlio di 45enne, Raffaele Sergi, informatico incensurato. Quest'ultimo era stato trovato dagli agenti delle volanti poco dopo il delitto, mentre camminava in via Nizza. I poliziotti, che lo stavano cercando, lo hanno riconosciuto perché aveva i vestiti sporchi di sangue. «Sì, sono stato io a colpire mio padre», aveva detto il 45enne agli agenti, che lo avevano portato in questura e consegnato agli uomini della squadra mobile, titolari dell’indagine. Sergi era stato fermato per tentato omicidio.

La pm Fabiola D’Errico aveva interrogato l’uomo fino a sera, alla presenza dei suoi avvocati difensori, Fulvio Violo e Roberta Rossetti. Il movente del delitto ancora non è stato chiarito, ma i contorni del contesto aiutano a comprendere la dinamica, che resta racchiusa nelle relazioni familiari tra i due coniugi e il figlio, che era molto spesso a casa dei genitori, al quinto piano di una delle palazzine del comprensorio, da quando il padre soffriva della malattia neuro degenerativa. Il 45enne, che ha l’hobby della fotografia e del soft air, il gioco alla guerra con armi giocattolo, è descritto come «schivo e taciturno» dai vicini di casa. Raffaele Sergi non ha precedenti penali e non risulta avere problemi psichiatrici diagnosticati. Ultimamente, il clima in casa era sempre più pesante: la malattia del padre, molto grave, aveva provato psicologicamente sia la moglie che il figlio, che probabilmente avrebbe agito in preda all’esasperazione, dopo l’ennesima lite con il genitore.

«Era da un po’ di tempo che non vedevo il signor Enrico, lavorava all’Ict della Rai in via Cernaia - aveva raccontato un vicino di casa -. Fino a un anno fa era sorridente, salutava, e a volte donava qualche libro che un tempo era appartenuto ai suoi figli, ai bambini del palazzo. Poi, circa un anno fa, è cambiato: si è spento». «Enrico e la moglie Maria, che faceva l’insegnante, sono bravissime persone - conferma una signora che vive nella palazzina di fronte - vivono qui da almeno vent’anni -. Hanno due figli: uno vive altrove, da tempo. L’altro figlio invece spesso era da loro». «Sono brave persone, riservate», aveva aggiunto un’altra residente, che ricordava un dettaglio non irrilevante: «Recentemente di notte sentivamo dei forti rumori provenire da quella casa. Come se spostassero dei mobili, c’erano dei tonfi. Ci sembrava strano sentire dei colpi simili nel cuore della notte, ma non abbiamo mai osato chiedere perché». A dare l’allarme, era stato un vicino: «Dovevo spostare l’auto dal cortile. Sono sceso e ho visto un lago di sangue. Ho subito riconosciuto il signor Enrico. Il volto era in condizioni terribili». In attesa che arrivasse l’ambulanza, due infermieri che vivono nel comprensorio erano scesi per provare a rianimare la vittima, prima che l’ambulanza la portasse via.

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