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IL CASO DI MOBBING
26 Novembre 2024 - 11:47
Immagine di repertorio
A Torino è in corso un processo che affronta il tema dei maltrattamenti sul posto di lavoro. L'ex direttrice di un supermercato nella provincia di Cuneo è stata accusata di aver esercitato pressioni psicologiche tali da spingere una dipendente a tentare il suicidio. Il caso pone l’attenzione sulle dinamiche nei luoghi di lavoro, sulla gestione delle risorse umane sollevando questioni di interesse sia legale che sociale.
Il processo, iniziato ieri presso il tribunale di Torino, ha visto l'audizione della persona offesa, che ha deciso di costituirsi parte civile. A supportarla, il sindacato CISL, che ha preso posizione in difesa dei diritti dei lavoratori, sottolineando l'importanza di un ambiente di lavoro sano e rispettoso. Secondo le accuse, la direttrice avrebbe sottoposto la dipendente a continui cambi di orario e mansione, una strategia che, se confermata, potrebbe configurarsi come una forma di mobbing.
Durante l'udienza, la dipendente ha raccontato la sua versione dei fatti, descrivendo un clima lavorativo insostenibile, fatto di continue pressioni e umiliazioni. La donna ha spiegato come le continue modifiche al suo orario di lavoro e alle sue mansioni abbiano minato la sua stabilità psicologica, portandola a un gesto estremo. "Non sapevo più chi fossi, né quale fosse il mio ruolo", ha dichiarato, evidenziando il senso di smarrimento e impotenza provato.
La presenza del sindacato CISL al fianco della dipendente non è solo simbolica. Rappresenta un segnale forte e chiaro: i diritti dei lavoratori non possono essere calpestati. Il sindacato ha sottolineato come questo caso possa rappresentare un precedente importante per tutte quelle situazioni in cui i lavoratori si trovano a subire abusi di potere. "È fondamentale che la giustizia faccia il suo corso e che episodi del genere non si ripetano", ha affermato un rappresentante della CISL, ribadendo l'impegno dell'organizzazione nel tutelare i lavoratori.
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