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Convegno
28 Febbraio 2025 - 18:30
«Un’Europa sempre più distante dai suoi cittadini e incapace di difendere i suoi valori fondamentali»: così il Vicepresidente degli Stati Uniti, J.D. Vance, ha scosso la Conferenza sulla sicurezza di Monaco, il 14 febbraio 2025. In un discorso diretto e senza sconti, Vance ha denunciato censura, restrizioni alla libertà di coscienza e una classe dirigente scollegata dalle reali esigenze del popolo. Ha inoltre messo in guardia dal pericolo di un'ideologizzazione dell’immigrazione invocando un confronto più autentico e aperto.
Proprio prendendo ispirazione dalle parole di Vance, giovedì presso il Centro Studi San Carlo di Torino, si è tenuto un dibattito organizzato dalla Fondazione Quarto Potere e da Rinascimento Europeo, focalizzato sulle sfide che l’Europa dovrà affrontare con il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca e sulle responsabilità che il continente dovrà assumere nel nuovo contesto geopolitico.
L’Avvocato Stefano Commodo, portavoce di Rinascimento Europeo, ha evidenziato come il punto centrale dell’intervento di Vance non fosse un attacco alla democrazia europea, ma un monito sulle sue fragilità interne. «La reazione scomposta dell’Europa alle parole di Vance dimostra quanto il tema sia delicato. Non ci può essere un sistema democratico in cui una leadership decide di non ascoltare una parte significativa dell’elettorato, relegandola ai margini».
A suo avviso, la vera questione è la differenza culturale tra Stati Uniti ed Europa. «Negli USA il sistema liberale consente di pensare, scrivere e proporre qualsiasi idea, senza limiti. L’unico confine è la legge. In Europa, invece, sempre più spesso si cerca di impedire persino un pensiero contrario. È il concetto di adesione forzata che ricorda certe dinamiche marxiste-leniniste: non solo si reprime il dissenso, ma si pretende il consenso».
Anche Pier Giuseppe Monateri, professore di Giurisprudenza all’Università di Torino, ha sottolineato alcuni passaggi chiave dell’intervento di Vance, soffermandosi sui punti cruciali: la questione delle elezioni in Romania, il legame tra libertà di espressione e spese militari, e una frase di Trump: «l’Unione Europea è stata creata per fregare gli Stati Uniti».
L’avvocato Riccardo Rossotto ha invece messo in guardia dal rischio di una reazione sterile alle parole di Vance: «Fermarsi a sentirsi offesi dimostra che non solo ce lo meritiamo, ma che non avremo nessuna reazione, e se non mettiamo mano al liberalismo, nelle nuove geomappe mondiali saremo sempre più marginali».
L’incontro è stato introdotto da Beppe Fossati, Vicepresidente della Fondazione Quarto Potere, che ha guidato il dibattito sui temi emersi.
L’evento ha registrato un’ampia partecipazione di pubblico, con domande e interventi che hanno reso il dibattito acceso e dinamico. Al centro della discussione, il tema che più di ogni altro ha catalizzato l’attenzione: la libertà di pensiero. Per molti, questo è stato il vero nodo del discorso di Vance, che ha puntato il dito contro un’Europa più impegnata a soffocare il dissenso che a difendere i suoi principi fondanti.
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