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Huawei & lobbisti

Scandalo Huawei: lobbisti nel mirino per corruzione e favori ai deputati UE sul 5G cinese

Un'operazione della polizia belga svela un sistema di regali e benefici illeciti per influenzare le decisioni europee

Scandalo Huawei: lobbisti nel mirino per corruzione e favori ai deputati UE sul 5G cinese

La polizia giudiziaria belga ha dato il via a un'importante operazione che coinvolge il colosso cinese delle telecomunicazioni Huawei. L'inchiesta, che ruota attorno ad accuse di corruzione e influenza illecita su deputati europei, ha portato a perquisizioni e fermi in Belgio e controlli in Portogallo.

All'alba di giovedì 13 marzo, un centinaio di agenti hanno condotto una serie di perquisizioni in diverse località del Belgio, tra cui Bruxelles, la Vallonia e le Fiandre. L'operazione, denominata "Generazione", ha portato al fermo di diversi lobbisti legati a Huawei, accusati di aver favorito gli interessi dell'azienda cinese attraverso pratiche illecite. Sono stati sequestrati documenti e dispositivi elettronici, che ora saranno sottoposti ad analisi approfondite.

Secondo le indagini, alcuni europarlamentari, attuali ed ex, avrebbero ricevuto benefici personali e regali in cambio di favori politici, con l'obiettivo di agevolare la diffusione della tecnologia 5G cinese in Europa. Le ipotesi di reato comprendono corruzione, riciclaggio di denaro, falsificazione di documenti e associazione per delinquere.

Tra i fermati spicca il nome di Valerio Ottati, un lobbista italo-belga di 41 anni. Ex assistente di due eurodeputati italiani, Ottati è entrato in Huawei nel 2019, periodo in cui la società intensificava la sua presenza a Bruxelles in risposta alle pressioni statunitensi contro l'uso di apparecchiature cinesi per il 5G. Nel suo ruolo di direttore degli affari pubblici europei di Huawei, Ottati avrebbe sfruttato i suoi contatti nel Parlamento europeo per promuovere gli interessi dell'azienda.

Lobbying o corruzione?

Sebbene l'attività di lobbying sia legale e regolamentata nell'Unione Europea, la legge vieta esplicitamente l'offerta di doni di valore, benefici economici o favori personali in cambio di influenze politiche. In questo caso, gli investigatori sospettano che Huawei abbia oltrepassato il limite, trasformando il lobbying in corruzione.

La procura belga ha evidenziato come la corruzione fosse condotta "regolarmente e in modo molto discreto" attraverso regali, spese di viaggio e inviti a eventi sportivi, oltre a pagamenti per conferenze e compensi a intermediari. L'inchiesta mira anche a individuare elementi di riciclaggio di denaro.

La reazione delle istituzioni europee

Al momento, il Parlamento europeo non ha ricevuto alcuna notifica ufficiale sull'indagine e non risultano richieste di revoca dell'immunità parlamentare. Tuttavia, l'Eurocamera ha dichiarato che collaborerà pienamente con le autorità giudiziarie se richiesto.

L'episodio richiama alla memoria il "Qatargate" del 2022, uno scandalo che coinvolse eurodeputati e assistenti accusati di aver accettato tangenti dal Qatar e dal Marocco per influenzare le decisioni del Parlamento europeo. Tra gli sviluppi più recenti, gli investigatori belgi hanno chiesto la revoca dell'immunità per due eurodeputate del Partito Democratico italiano, Alessandra Moretti ed Elisabetta Gualmini, le quali si sono autosospese dal gruppo dei Socialisti e Democratici in attesa di ulteriori chiarimenti.

L'inchiesta su Huawei segna un nuovo capitolo nelle indagini sulla trasparenza e l'integrità delle istituzioni europee, sollevando interrogativi sulla sicurezza delle reti di telecomunicazione e sulla regolamentazione del lobbying a Bruxelles.

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