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Economia & Territorio
14 Marzo 2025 - 11:50
La ragazza del vino ha le idee chiare: l'Europa ha sbagliato a "provocare" Donald Trump. E il risultato sono i dazi (finora solo annunciati) su vino e altri alcolici europei. "Nessuno può reggere a una tale batosta". E per il suo Barolo si annunciano tempi duri. Mentre per l'intero settore la cifra è di 2 miliardi di euro: a tanto ammonta l'export italiano, su un totale di 4,9 miliardi per l'intera Europa.
La "ragazza del vino" è Federica Boffa, giovane titolare di Pio Cesare, nome storico del mondo wine, azienda di Alba che da cent'anni esporta nel mondo e in particolare negli Stati Uniti il Barolo. "Se davvero arrivassero i dazi al 200% - riferisce l'agenzia Gea - potete scrivere che vendevamo... Nessuno può reggere".
Ma nonostante la minaccia, Boffa pensa che potrebbe essere "una cifra sparata a caso. Ormai siamo abituati alle uscite di Trump... E credo anche che i clienti americani difficilmente rinunceranno ai vini italiani. Chi spende 300 dollari per una bottiglia, sa quel che vuole". Ma resta un problema reale, da affrontare. Soprattutto quello che per lei è stato un errore dell'Europa: "Era il caso di andare a svegliare il can che dorme? Trump non aveva mai parlato né di vino, né di altri prodotti agroalimentari. Con questa storia dei dazi europei al 50% sul whiskey sono andati a stuzzicarlo e se la sono un po' cercata. Mi sa che a Bruxelles nessuno ha mai letto i numeri dell'export del vino italiano, francese o spagnolo in America, altrimenti non si spiegherebbe un comportamento così ingenuo".
E i numeri sono quelli che lancia Lamberto Frescobaldi, presidente dell'Uiv, l'Unione Italiana Vini. "L'Ue perderebbe 4,9 miliardi di export, ovvero il monte totale delle esportazioni dirette in America. Per noi sarebbe la catastrofe, ma anche per le aziende americane che lavorano con noi produttori: venditori, importatori, distributori... La questione riguarda la Commissione Europea, perché i dazi non colpiscono solo il vino, ma tutto il commercio tra Stati Uniti ed Europa".
Nel frattempo i produttori italiani cosa fanno? La Pio Cesare, con un fatturato fra i 200 e i 300 milioni di euro l'anno, ha nell'export il 70% del suo business, con gli Stati Uniti che ne rappresentano il 30%. Federica Boffa dice che che cercano "di coltivare l'interesse verso le nostre etichette che sta crescendo in altri paesi". Come "il Sudafrica e il Kenya, dove finalmente abbiamo trovato un importatore. O il Sudamerica che abbiamo dimenticato per anni".
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