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Che aria tira?

La febbre del Prosecco: negli USA scatta la corsa all’oro frizzante

Le scorte volano, i prezzi pure: la guerra dei dazi spaventa gli americani assetati

La febbre del Prosecco: negli USA scatta la corsa all’oro frizzante

Gli americani non hanno imparato a fare la pasta come si deve, ma hanno capito benissimo che il Prosecco è roba seria. E quando TheDonald minaccia dazi che potrebbero trasformare una bottiglia da 15 dollari in una da 45, scatta il panico da accaparramento. Esattamente come quando facevano incetta di carta igienica nel 2020, ma con più stile e bollicine. La mossa degli importatori statunitensi è chiara: compriamo adesso, prima che il prezzo esploda. Il risultato? Un +8% di ordini per il Prosecco e un +3% per il Pinot Grigio. Segno che gli americani hanno capito quali vini italiani sono imprescindibili per la loro esistenza.

Jeff Zacharia, boss della Zachys, colosso della distribuzione vinicola nello Stato di New York, non ha dubbi: l’80% del vino che vende arriva dall’Europa. Se il dazio al 200% diventa realtà, la botta si sentirà forte e chiara. E non solo nei portafogli degli appassionati di vino, ma anche nelle casse di produttori e importatori.

Il dibattito sui dazi USA sul vino europeo si inserisce in una più ampia guerra commerciale tra Stati Uniti e Unione Europea. Il problema nasce come risposta alle tariffe UE del 50% sui whiskey americani, che a loro volta sono una ritorsione per i dazi USA su acciaio e alluminio. Un circolo vizioso che rischia di mettere in ginocchio il settore vinicolo italiano.

Le associazioni di categoria italiane sono sul piede di guerra. Secondo l’Unione Italiana Vini, un dazio del 200% potrebbe azzerare i 1.93 miliardi di euro di export vinicolo italiano negli USA, il 24% delle esportazioni globali. Coldiretti avverte che il Prosecco è tra i più vulnerabili, con il 27% della produzione destinata agli Stati Uniti. Anche la borsa ha storto il naso: Campari ha perso il 4,3% e Italian Wine Brands il 3,3%, mentre i giganti francesi come Moët & Chandon hanno visto cali attorno all’1%. La preoccupazione più grande è che, se questi dazi diventeranno realtà, il mercato USA potrebbe rivolgersi altrove. Paesi come Argentina, Australia e Cile potrebbero approfittarne per conquistare quote di mercato lasciate scoperte dall’Italia.

Al momento, il paradosso è che questa guerra commerciale sta facendo bene alle cantine italiane. L’Italia esporta più vino che mai negli States, con un'impennata di acquisti che sembra un festino senza fine. Ma che fine farà questa euforia da scaffale? Se i dazi diventano realtà, il Prosecco rischia di diventare un lusso per pochi, e il mercato italiano del vino potrebbe risvegliarsi con un gran mal di testa.

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