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La gara di dibattito, il "debate" approda anche nelle scuole torinesi

Non solo un esercizio per creare un dibattito costruito su temi importanti della nostra società, ma un vero e proprio metodo di studio che permette ai ragzzi delle scuole torinesi di ragionare e creare un dialogo senza l'aiuto di alcun strumento come internet o l'intelligenza artificiale

La gara di dibattito, il "debate" approda anche nelle scuole torinesi

"Saper discutere" è il significato del "debate", l'inserimento di questa pratica, tradizionalmente americana potrebbe portare ad una boccata d'aria fresca. Prima di arrivare nelle scuole americane e successivamente, un po' in quelle di tutto il mondo, il debate affonda le sue radici nell'antichità greco-latina.

Il debate, o dibattito, non è una semplice gara di retorica. È un'arte complessa che richiede preparazione, ascolto e capacità di spiegare. Le sue radici risalgono alle "disputationes" dell'antica Grecia e Roma, ma oggi è diventato un fenomeno globale, con campionati che si svolgono a livello locale, nazionale e persino internazionale. In Italia, il debate ha conquistato le scuole di ogni ordine e grado, dalle primarie ai licei, diventando un'attività extracurricolare sempre più popolare. Le regole del gioco sono semplici ma rigorose: due squadre, ciascuna composta da tre speaker, si confrontano su un tema, o "mozione", che può spaziare da argomenti storici a questioni sociali o politiche. Le squadre devono prepararsi a sostenere sia la posizione "pro" che quella "contro", con il sorteggio dell'ultima ora che aggiunge un ulteriore livello di sfida. La modalità "impromptu", in cui il tema viene svelato solo un'ora prima del dibattito, costringe i partecipanti a fare affidamento esclusivamente su vocabolari e libri dei fatti, escludendo l'uso di internet o intelligenza artificiale.

Ma perché il debate sta avendo tanto successo? Secondo Caterina D’Amico, docente presso la scuola media Ugo Foscolo, il dibattito insegna ai giovani a essere precisi e a confrontarsi in modo civile e costruttivo. "Permette allo studente di documentarsi, costruirsi dei discorsi, argomentare e confutare", spiega D’Amico. Ma non è solo una questione di retorica: il debate sviluppa anche il pensiero critico, il problem solving e la capacità di lavorare in gruppo. Silvia Uggetti, docente presso il liceo Cavour, sottolinea l'importanza della dimensione agonistica del debate. "La struttura rigida delle regole del dibattito aiuta i ragazzi a superare le loro paure, come l’emotività o il parlare in pubblico", afferma. La squadra del Cavour, i "Novi Oratores", è un esempio di eccellenza in questo campo, avendo vinto la fase regionale e preparandosi ora per quella nazionale.

Per molti studenti, il debate è più di un semplice passatempo: è un vero e proprio metodo di studio. Vincenzo Salcone, dirigente del liceo Cavour, lo descrive come un approccio che va oltre le capacità economiche, matematiche o filosofiche. "È l’approccio", precisa Salcone, "che fa la differenza". La scuola organizza anche una "Debate Academy", una settimana di full immersion in cui gli studenti si spostano ad Albenga, in Liguria, per simulare dibattiti e affinare le loro abilità. Beatrice Barra, studentessa prossima alla maturità, racconta con entusiasmo come il debate l'abbia aiutata a migliorare nello studio e nel lavoro di gruppo. "Mi ha aiutato molto nel brainstorming, nell’andare contro la mia opinione personale per capire pro e contro", spiega. Grazie alla guida della docente Uggetti, Beatrice ha scoperto una passione che intende coltivare anche in futuro, con l'obiettivo di iscriversi a filosofia.

Nonostante il successo crescente, il debate non è ancora universalmente riconosciuto come un'attività formativa e scolastica. "Non tutti i docenti lo considerano tale", ammette Beatrice, "e questo vuol dire doversi dividere". Tuttavia, il potenziale educativo del debate è innegabile, e molti sperano che possa diventare una parte integrante del curriculum scolastico. 

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