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Oggi è la notte dei veli di cristallo: quando gli spiriti degli animali tornano sulla terra

Tra mito e memoria, il legame che la morte non riesce a spezzare

Oggi è la notte dei veli di cristallo: quando gli spiriti degli animali tornano sulla terra

C’è chi la chiama Notte dei veli di cristallo. Un nome che non appartiene ai calendari, ma all’immaginario. Non è una festa codificata, né una ricorrenza religiosa, ma un modo poetico – quasi sussurrato – per descrivere quel momento in cui, secondo antiche credenze, il confine tra il mondo dei vivi e quello dei morti diventa sottile come il vetro. E in quella trasparenza fragile, sarebbero gli spiriti degli animali a tornare per primi. Un’eco lontana, che affonda le sue radici nel Día de los Muertos messicano, la celebrazione che tra l’1 e il 2 novembre unisce memoria, colori e spiritualità. Ma la “notte dei veli di cristallo”, secondo alcuni antropologi e appassionati di culture popolari, corrisponderebbe al 27 ottobre, data in cui – secondo la tradizione – le anime degli animali passano il velo per precedere quelle umane. È una sorta di apertura del cammino tra i mondi, in cui i cani, gli uccelli, i gatti e tutte le creature che hanno accompagnato la vita dei loro umani tornerebbero, per un istante, a vegliare su di loro. In Messico, questa notte è conosciuta come “la noche de los espíritus animales”: in molte comunità rurali si accendono candele anche per gli animali defunti, si lasciano offerte di acqua e cibo e si appendono ai portoni piccole decorazioni fatte di carta velina colorata, a simboleggiare la leggerezza delle anime. In alcune famiglie, si aggiunge un giocattolo, una ciotola, una piuma o un osso, oggetti che ricordano la vita terrena dei propri compagni non umani.

Il nome “veli di cristallo” non nasce in Messico, ma nel linguaggio poetico di chi, negli ultimi anni, ha riscoperto questa parte meno nota della celebrazione. È un’immagine potente: il velo come barriera sottile, il cristallo come metafora di purezza e fragilità. Un modo per raccontare la trasparenza tra due mondi, l’istante in cui la vita e la morte sembrano osservarsi da entrambi i lati dello stesso specchio. In un’epoca in cui gli animali sono sempre più riconosciuti come parte integrante della famiglia, l’idea di una notte dedicata anche a loro non suona poi così esoterica. È una forma di riconciliazione: con la perdita, con la natura, con la memoria di chi ci ha amato senza parole. Non esistono riti ufficiali per celebrarla. C’è chi accende una candela accanto alla foto del proprio animale, chi esce a camminare sotto la luna, chi lascia una ciotola d’acqua sulla soglia. Gesti piccoli, intimi, quasi segreti. Ma proprio per questo, profondamente umani. La Notte dei veli di cristallo resta una leggenda moderna, un intreccio di culture e simboli. Eppure, nel suo linguaggio evocativo, tocca una verità antica: quella del legame tra tutti gli esseri viventi, che nemmeno la morte riesce davvero a spezzare.

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