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13 Dicembre 2023 - 13:40
Sono passati pochi secondi dalla condanna a 6 anni, 2 mesi e 20 giorni per Alex, il ragazzo che ha ucciso il padre. Lui non parla ma la mamma e il fratello non si trattengono: «Non siamo d'accordo con questa sentenza perchè Alex ci ha salvato la vita e andava assolto» si sfoga Loris. E, poco dopo, la mamma Maria Cotoia aggiunge: «Avrei potuto fare la fine di Giulia Cecchettin ed essere l’ennesima donna ammazzata dal marito, io non sarei qua se non fosse stato per lui».
Madre e figlio maggiore si sfogano in video ancora dentro l'aula 6 del tribunale di Torino, dove si è concluso il processo d'appello per Alex (che ha cambiato legalmente il cognome da Pompa a Cotoia, prendendo quello della madre insieme al fratello): «Andremo avanti fino alla fine perchè vogliamo che qualcosa cambi: deve cambiare qualcosa, come dimostra il caso di Giulia e delle tante altre donne uccise. Alex ha agito per legittima difesa». Poi, a margine, aggiunge: «Questa sentenza è una sconfitta per tutte le donne e per tutti quei figli che vedono i genitori maltrattati».
«Avrei potuto essere l’ennesima donna ammazzata dal marito, io non sarei qua se non fosse stato per lui». Eppure, prima di quel 30 aprile 2020, non lo aveva mai denunciato: «Abbiamo gli audio di mio padre in cui diceva: “Se denunciate, i carabinieri non arrivano in tempo”: cosa potevamo fare?» domanda Loris. Poi arrivano le critiche a Michele, il fratello della vittima che si è costituito parte civile nel processo e riceverà un risarcimento provvisionale di 30mila euro (più circa 10mila di spese legali): «La sera stessa dell'omicidio ho chiesto aiuto a Michele e lui ha detto che ha cancellato messaggio perché si scaricava la batteria. Lui è credibile e noi no?».
Il giovane si riferisce al fatto che la giudice Cristina Domaneschi abbia deciso di inoltrare gli atti del processo alla Procura, che ora indagherà madre e fratello di Alex per quello che è successo in questi anni: «Alex è passato da assolto a condannato con invio degli atti per falsa testimonianza - commenta Claudio Strata, avvocato che ha assistito la famiglia Cotoia in tutte le fasi di giudizio - Ma è normale che dopo 3 anni ci possano essere delle differenze, anche perché mamma e fratello sono stati sentiti solo quella notte e poi in dibattimento, nonostante il Tribunale del riesame avesse ordinato al pm di sentirli subito. Il giudice di primo grado lo aveva riconosciuto e li aveva ritenuti affidabili: è la scienza a dire che la memoria di chiunque si modifica in modo involontario e fisiologico col passare del tempo, come ho scritto nella prima memoria e poi in tutte le udienze. Ho rispetto infinito per i giudici ma la loro è una scelta incomprensibile e difficile da accettare, aspettiamo le motivazioni fra 90 giorni per capirla».
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