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IL REPORTAGE
21 Marzo 2024 - 21:49
L’ultimo quotidiano abbandonato sul divano è quello dello scorso lunedì, che riporta in prima pagina la notizia del “plebiscito” ricevuto da Vladimir Putin. Come se il tempo si fosse fermato lì, proprio un attimo prima della violenza più atroce. I suoi pantaloni blu, segnati dal tempo e dall’usura, sono appoggiati sullo schienale davanti a un paio di scarpe da tennis, scalzate in terra come se le avesse lanciate per poi andare a riposare. Forse, gli ultimi attimi di normalità prima di un incubo durato dodici ore. Un viaggio nell’orrore che per Italo Votta, «eremita» cinquantaseienne uso a vivere in una cascina abbandonata ereditata dal padre e dallo zio al confine tra Rivoli e Rosta tra cataste di giornali, riviste pornografiche e videocassette ancora sigillate d’ogni genere e sorta, si è consumato pochi metri più in là.
A ridosso della greppia in cui, chissà quanti anni fa, si nutrivano le mucche della fattoria di famiglia. Dove, nei giorni scorsi, lui è stato legato, minacciato e malmenato da due adolescenti di 13 e 15 anni, al momento, fermati dai carabinieri di Rivoli e, al momento, ancora in attesa della convalida da parte del Tribunale dei minori di Torino. «Un fatto molto brutto, un reato molto grave» secondo la procuratrice Emilia Avezzù. La vicenda è ancora al vaglio degli inquirenti secondo cui i due giovani malviventi lo avrebbero portato in banca, dopo averlo sequestrato, per ritirare il saldo del suo conto in banca. «Ritira 5mila euro». Questo l’ordine perentorio dei suoi aguzzini. Una richiesta che lui avrebbe rivolto ad una impiegata che, vedendolo pieno di lividi in volto, ha subito allertato le forze dell’ordine. Non era la prima volta. Lo racconta lui e anche i vicini di casa. «Non lo conoscevamo bene ma sapevamo chi era, non fosse perché lo salutavamo noi, lui ci avrebbe sempre ignorato ma, essendo un uomo comunque buono, non era difficile mostrargli un sorriso o comportarsi con gentilezza nei suoi confronti. Certo, strano era strano...» racconta chi, ancora oggi, porta a “sgambare” i cani attorno a quella che un tempo doveva essere una florida azienda agricola. La stessa in cui, nei giorni scorsi, sono tornati quei due ragazzotti che, pare ormai da tempo, lo vessavano con botte e ricatti. «Qualcuno lo ha sentito urlare più volte, altri lo hanno visto anche pestato a sangue e con gli occhi lividi, forse pestato dagli stessi di cui abbiamo sentito al telegiornale» racconta un giovane agricoltore della zona che, però, non avrebbe alcuna contezza dell’ultima aggressione.
A quanto pare, motivata da una richiesta economica di 5mila euro. «Non ti libereremo finché non ce li darai» gli avrebbero detto i due teppisti, pronti ad usargli la peggiore delle violenze, legandolo alla mangiatoia delle stalle. «Dicci dove tieni i soldi perché sappiamo che li tieni in casa». L’ultimo pestaggio risalirebbe ad alcune settimane fa, il più recente episodio registrato da una denuncia ai carabinieri, invece, allo scorso dicembre. Ma in quella cascina non c’era più nulla. Non certo i risparmi che il papà Giuseppe gli avrebbe lasciato prima di morire. Un mistero difficile da chiarire tra quintali di immondizia accumulata negli anni e una vita che, a ben guardare, sarebbe stata facile preda di qualunque approfittatore. «Non sappiamo se avesse il vizio dei ragazzini ma la voce che girava in paese è questa. Sicuramente quei due qualcuno li ha già visti aggirarsi da queste parti, uno è un ragazzo scuro, non italiano» aggiunge un altro vicino, laddove la vicinanza tra un abitato e l’altro è davvero un concetto a limite della relatività. «Dicono di averlo sentito urlare e aver visto, ancora pochi giorni fa, quei due nascosti tra le frasche. Poi sono fuggiti via gridando: “Fatevi i c***i vostri”».
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