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Gli avvocati in marcia contro il caos al Giudice di Pace: «Le prime udienze nel 2026»

In toga, 500 avvocati hanno marciato dal Palagiustizia alle ex Carceri Nuove

La carica dei 500. Come il numero degli avvocati che (riuniti in un comitato) già a maggio avevano inviato una lettera all'Ordine per denunciare la situazione drammatica degli uffici del Giudice di Pace. E questa mattina erano in tantissimi a Torino nella "marcia degli avvocati" partita dal Palagiustizia e terminata alle ex carceri Nuove, dove appunto hanno sede gli uffici del Giudice di Pace. Il corteo degli avvocati torinesi, rigorosamente con la toga indosso, ha annunciato una mobilitazione che è stata proclamata a livello nazionale. «Un caso drammatico di denegata giustizia, che noi denunciamo ormai da anni», ha affermato Arnaldo Narducci, del Consiglio dell'Ordine di Torino. «I cittadini - ha proseguito Narducci - non ricevono più un'adeguata e necessaria risposta alla domanda di giustizia. Anzi, questa è una grave violazione dei diritti. Ed è una situazione non più tollerabile». I numeri della grave crisi li sciorina Mauro Tancredi, promotore del "comitato dei 500": «Oggi ci sono quattro giudici di ruolo e tre supplenti per gestire il contenzioso su un territorio che comprende 81 comuni. Parliamo di una scopertura di organico che raggiunge il 94%. Ed è chiaro che fa comodo non ai cittadini che devono ricorrere alla giustizia per ottenere quanto gli spetta, ma alle banche, alle assicurazioni, a chi specula». Un esempio del "caos" di cui si parla è fornito dall'avvocato Alberto Manzella: «Un paio di settimane fa ho depositato un ricorso per una mia cliente, la prima udienza è stata fissata nel gennaio 2026. E parliamo di un importo di 5mila euro. Ormai siamo alla paralisi».

Torino ma non solo, perché il Giudice di Pace è nel caos anche in Lombardia, come spiega Giulia Martini, bergamasca, in rappresentanza dell'Associazione nazionale forense: «È una situazione che accomuna tantissime città. Alle gravissime carenze di organico - afferma l'avvocato Martini - si è aggiunta la legge Cartabia che ha aumentato le competenze dei giudici di Pace. Questo ha prodotto un sovraccarico dei ruoli e un ulteriore rallentamento dei tempi di definizione delle cause».

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