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L'intervento integrale di Cesare Parodi presidente Anm a Dumsedafé

Sfide e prospettive per una giustizia autonoma e indipendente in Italia

L’instancabile Piero Gola, ideatore di Dumsedafè, non perde un colpo e, come dicono i giovani d’oggi, è sempre sul pezzo. Infatti due giorni fa nei saloni dell’Unione Industriali, il commercialista di Pecetto Torinese ha accolto l’attuale presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati, Cesare Parodi, torinese, studi classi al D’Azeglio, in magistratura dal 1990 e attuale procuratore aggiunto a Torino. Insomma, l’uomo del giorno.

Nel corso della sua carriera, Parodi ha dimostrato d’essere un magistrato capace e silenzioso nell’esercizio delle sue funzioni (certamente con i giornalisti) che interpreta il suo ruolo di presidente come servizio verso i colleghi, ma anche e soprattutto nei confronti dei cittadini che confidano in una giustizia indipendente. Ad accompagnare Parodi, la moglie Nicoletta Quaglino, anche lei magistrato. Tra i presenti, gli avvocati Anetrini e Galasso e anche una pm di lungo corso come Cristina Bianconi.

Nel corso dell’incontro, dal titolo sfumato: “La figura e il ruolo del magistrato nell’ordinamento italiano”, si è affrontata anche la riforma della Giustizia che tanto ha provocato polemiche e scontri e che, verosimilmente, come ha sottolineato lo stesso Parodi, sarà posta all’approvazione degli italiani attraverso un referendum.

Le posizioni sono diverse, ma è necessario garantire l’amministrazione della giustizia in modo autonomo e indipendente, senza alcun condizionamento, per questo il relatore ha sostenuto la necessità di non separare le carriere tra magistratura inquirente e giudicante. E non si tratta, ha specificato, «di pura e semplice difesa corporativa».

Anche sulla composizione del Consiglio Superiore della Magistratura, Parodi sostiene che «tirare a sorte i nomi di chi ne farà parte non risolve alcun problema, anzi li aggrava». L’Associazione Nazionale Magistrati intende aprirsi «ancora di più al dialogo con i cittadini e con le forze che nel Paese possono farsi interpreti delle nostre idee perché siamo qui per difendere dei valori e i valori possono interessare a tutti».

Parodi ha poi rimarcato: «Pensiamo sinceramente di interpretare un sentimento collettivo di giustizia che conosciamo bene come magistrati e che vogliamo vivere come cittadini». La riforma su cui c’è stata «un’accelerazione in ambito parlamentare crea i presupposti per una forma di depotenziamento della giustizia e ci sono alcuni passaggi che sembrano indicativi della volontà di colpevolizzare i magistrati».

Ancora sulla separazione della carriere, ha detto: «Potrei anche dire che la mia vita non cambierà in concreto, ma la cambia come cittadino e questo non mi piace».

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