l'editoriale
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07 Novembre 2022 - 07:01
Passeggiano tra le mura le Sermig mano nella mano, il fondatore dell’Arsenale per la Pace Ernesto Olivero e il premio Nobel per la Pace Muhammad Yunus. E in quel gesto c’è già tutta la forza e la delicatezza che i due uomini sanno trasmettere. Alla vigilia dell’inizio del lavori del Global Social Business Summit - che quest’anno si tiene a Torino, presso La Centrale della Nuvola Lavazza - Olivero e Yunus si intrattengono in conversazioni sulla crisi che il mondo moderno sta attraversando e su cosa fare per cercare di invertire la tendenza. «Prima di tutto dobbiamo prendere atto che quella che stiamo vivendo è una crisi della civilizzazione e» spiega l’economista, ideatore del micro credito moderno. «Quello che Ernesto fa in questo luogo è il frutto di una persona che pensa in modo differente - prosegue -. Solo così si possono fare grandi cambiamenti nel mondo». Il fondatore del Sermig, dal canto suo, mostra a Yunus i progetti di sviluppo realizzati dal gruppo Rete (Restituzione tecnologica): dall’idro pedale che purifica l’acqua al frigorifero alimentato a energia solare. Il tour prosegue nell’ufficio di Olivero. Sulla porta c’è un cartello che recita “Entrare senza bussare”. Yunus ride e varca la soglia.
«La nostra nave sta affondando, dobbiamo costruirne una nuova fondata su valori umani - spiega il Premio Nobel per la Pace -. Non siamo dei robot fatti per creare profitti. Serve creare un mondo “a tre zero”». Cosa intende? «Zero riscaldamento globale, zero concentrazione di ricchezza e zero disoccupazione». Questa, per Yunus, è la nuova civilizzazione. «Durante il summit incoraggeremo tutti a creare quello che possiamo definire un “Tre zero club”, in cui ogni membro darà il suo piccolo contributo». E ancora: «Tutto parte dal singolo».
Il conflitto bellico poi occupa uno spazio fondamentale nel dibattuto sulla nuova civilizzazione. «Parliamo di guerra, ma non ci chiediamo mai perché si arriva a questo punto? Che ruolo gioca l’industria militare?». Sulle sanzioni alla Russia poi l’economista bengalese commenta: «L’embargo è una soluzione utile, ma temporanea. Dobbiamo ridisegnare tutto il sistema e creare un nuovo concetto di economia, basato non sulla massimizzazione dei profitti, ma sui valori delle persone». Parlando di modelli da imitare poi, il professore non manca di lodare l’Unione Europea. «È una esperienza straordinaria - attacca -. Se la potessimo estendere e renderla globale non ci sarebbero più barriere o bisogno di passaporti». Infine, una battuta - critica - sull’inizio della Cop 27. «Ci aspettiamo molta retorica e non è più tempo. La nostra casa sta bruciando e sembra che non ce ne si renda conto».
IL VIDEO di Tonino Di Marco https://youtu.be/5_RA9iKP0KkI più letti
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