Questa mattina i carabinieri del comando provinciale di Torino hanno eseguito 3 misure cautelari, a seguito di un’ordinanza emessa dal gip del capoluogo piemontese su richiesta del Gruppo reati contro la P.A. della locale Procura della Repubblica.
NEI GUAI DUE ALBANESI E UN ITALIANO Truffa aggravata e accesso abusivo in banca dati i reati a vario titolo contestati a due cittadine albanesi ed al figlio di una di queste, italiano impiegato presso l’Agenzia delle Entrate, sottoposti rispettivamente agli arresti domiciliari, all’obbligo di firma ed alla sospensione dal pubblico ufficio.
FRODAVANO IL SISTEMA SANITARIO I tre sono gravemente indiziati di aver costruito un complesso meccanismo che consentiva di frodare il sistema sanitario nazionale, garantendo a loro connazionali cure mediche gratuite senza averne diritto.
L'INDAGINE DELL'ARMA L’indagine, condotta tra settembre 2019 e ottobre 2020 dai militari del Nucleo Investigativo di Torino, ha consentito di documentare come le due donne, operando in qualità di mediatrici culturali nei centri ISI – Informazione Salute Immigrati – di Torino e provincia, abbiano favorito in maniera illecita degli albanesi consentendo loro di curarsi a spese del contribuente italiano.
COSA RECITA L'ART.35 L’art. 35 del “Testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell'immigrazione e norme sulla condizione dello straniero” consente al cittadino extracomunitario non in regola con le norme sul soggiorno di accedere comunque alle cure sanitarie, totalmente a carico del sistema pubblico nel caso in cui si trovi in una condizione di indigenza. Alle persone rientranti in questa casistica viene assegnato un codice identificativo denominato STP – Straniero temporaneamente presente – mediante il quale possono ricevere le cure mediche nelle strutture sanitarie pubbliche.
IL "TRUCCO" DELLA DATA D'INGRESSO IN ITALIA Sfruttando tale norma le due donne durante il loro lavoro invitavano i cittadini albanesi con cui entravano in contatto a dichiarare una data di ingresso in Italia risalente a oltre tre mesi prima (tempo di permanenza consentito per motivi di turismo), così da risultare irregolari sul territorio nazionale. Per evitare si risalisse alla reale data di accesso in Italia attraverso il visto impresso sul passaporto, invitavano a sporgere denuncia di smarrimento del documento.
LA DICHIARAZIONE D'INDIGENZA ERA FASULLA Successivamente veniva fatta redigere una falsa dichiarazione di indigenza e a questo punto veniva concesso il codice STP. Il terzo soggetto raggiunto da misura operava invece accessi abusivi nella banca dati dall’Agenzia delle Entrate per accertamenti patrimoniali sui beneficiari delle prestazioni.
CURE GRATUITE PER 152 "FURBETTI" La attività condotte hanno consentito di individuare 152 albanesi che hanno sfruttato tale sistema, tutti indagati in concorso per truffa, di cui la maggioranza giunti in Italia con l’unico scopo di curarsi gratuitamente. In totale sono stati accertati 175 episodi di frode per un danno complessivo pari ad oltre 1 milione di euro.
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