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Hanno ucciso Marta Capezzuti, è stata la sua famiglia, ma la testimone ha paura e fa scena muta davanti al giudice

Incidente probatorio senza alcun risultato davanti al Gip di Salerno perché Annamaria Vacchiano tace

È apparsa tesa, quasi terrorizzata, al punto da non riuscire a pronunciare nemmeno le proprie generalità. Mercoledì scorso Annamaria Vacchiano, che aveva denunciato l’assassinio di Marta Capezzuti da parte della sua famiglia, avrebbe dovuto essere sentita in un incidente probatorio, ma in aula ha fatto scena muta, senza rispondere alle domande del Giudice delle indagini preliminari. Ed a nulla è servito l’aver organizzato per lei una sorta di percorso protetto, per evitare di farla entrare in contatto con la madre, Barbara Vacchiano, finita in manette insieme al marito Damiano Noschese e al figlio 15enne della coppia.

La testimonianza di Annamaria Vacchiano era stata fondamentale per la svolta delle indagini: aveva raccontato della videochiamata su Instagram in cui il fratello aveva sostanzialmente confessato che la ragazza era stata uccisa. Decisione che, ritengono gli inquirenti, sarebbe arrivata dopo anni di vessazioni, nei quali Marzia Capezzuti sarebbe stata ridotta praticamente in schiavitù in quella casa di Pontecagnano Faiano, in provincia di Salerno e sarebbe stata privata della pensione di invalidità. Sarebbe stata ammazzata quando la famiglia si sarebbe resa conto che le forze dell’ordine stavano indagando, a seguito di denunce di maltrattamenti arrivate a più riprese alle forze dell’ordine da parte dei vicini di casa che avevano compreso ciò che stava accadendo. L’incidente probatorio è durato 30 minuti. La testimone era stata chiamata per confermare le rivelazioni rilasciate agli inquirenti nel corso delle indagini, ma alla fine si è avvalsa della facoltà di non rispondere. La Procura di Salerno aveva deciso di ascoltarla anche alla luce delle minacce di vendetta che il fratellino aveva fatto nei suoi confronti durante l’interrogatorio di garanzia.

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