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A SCALENGHE

Sgombero alla Raspini, parlano gli operai: "Ci sono anche due feriti"

L'accusa dei sindacati: "Sgombero violento anche se i lavoratori non hanno reagito"

Non si ferma lo sciopero di una ventina di lavoratori della Raspini che ieri nel pomeriggio sono stati fatti sgombrare dai carabinieri del battaglione Piemonte in tenuta antisommossa. I militari li avevano in un primo momento esortati a lasciare libero il passaggio dei tir che entravano e uscivano dal salumificio. I manifestanti tuttavia non si sono mossi dal loro posto davanti ai cancelli dell’azienda e sono quindi stati portati via dagli agenti. In un video diffuso sui social dal sindacato Si.Cobas si vedono gli operai trascinati via sull’asfalto. Sono stati diversi i feriti lievi, tra questi due che si sono dovuti recare in pronto soccorso per curare ferite da escoriazione e alcuni denti rotti. Non ci sono state denunce, ma la Procura è stata informata dei fatti. 

“Sono intervenuti i carabinieri, hanno sgomberato in maniera violenta i lavoratori che non hanno mai reagito” spiega Mahmoud Aboutabikh rappresentante di Si.Cobas durante la conferenza stampa che si è tenuta vicino al presidio di Scalenghe. Gli scioperi, organizzati con il sindacato Si.Cobas, vanno ormai avanti da maggio e si erano interrotti con un incontro in Prefettura lo scorso 23 maggio quando un gruppo di rappresentanti di lavoratori aveva presentato le richieste all’azienda. Tra queste un aumento di salario con 200 euro netti mensili per far fronte al caro vita, l’internalizzazione lavoratori Adecco Professional Solution, il reintegro degli operai licenziati. 

“Da diversi mesi i lavoratori sono in stato di agitazione per l’internalizzazione dalla Raspini - continua Aboutabikh -.  Ci sono stati inoltre due licenziamenti per motivi illegittimi: uno era in malattia comunicata regolarmente, non è mai stato reintegrato, l’altro per un episodio accaduto all’interno del luogo di lavoro, mai confermato nemmeno dai  testimoni chiamati da Raspini. Da inizio luglio l’azienda ha inoltre deciso di chiudere il reparto del disosso, che è sempre stato soggetto a discussione soprattutto per la natura delle mansioni che svolgono questi lavoratori, molto simili a quelle dei dipendenti della Raspini. L’azienda ha deciso di chiuderlo e ricollocare i lavoratori nel resto dei reparti della logistica, cosa non accettata perché comporta una riduzione importante del loro salario”.

Domani a Pinerolo si svolgerà l’incontro con l’azienda e con l’Adecco, di cui fa parte Professional Solution che fornisce delle prestazioni per Raspini.

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