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Il caso
24 Ottobre 2025 - 22:20
Tragedia a Cumiana, in provincia di Torino, dove Rocky, un cane di dieci anni, è stato ucciso da un colpo di fucile da caccia. Il suo corpo è stato ritrovato il 12 ottobre nel terreno di famiglia, a poca distanza dalla pista ciclabile che percorreva ogni giorno. Amato da tutti, Rocky non si allontanava mai da casa e viveva con il suo anziano proprietario, 91 anni, e con Antonio Celestino, il runner che lo aveva accolto come un figlio.
Il cane era scomparso il 7 ottobre, dopo l’ora di pranzo. Nei giorni della sua assenza era in corso una battuta al cinghiale in un’area distante da quella in cui viveva, dove la caccia è vietata. La scoperta del corpo, colpito in pieno petto da un colpo di fucile, ha confermato la brutale uccisione. Ad oggi, nonostante il numero limitato di cacciatori registrati, il responsabile non è stato identificato.
La Leal – Lega Antivivisezionista ha sporto denuncia e chiede con forza che venga fatta luce su quanto accaduto. «Non possiamo accettare che un animale innocente venga ucciso impunemente. Rocky era un essere senziente, parte di una famiglia. La sua morte non può restare senza conseguenze», dichiara Gian Marco Prampolini, presidente dell’associazione.
Antonio Celestino, distrutto dal dolore, si unisce all’appello: «Da più di 10 anni Rocky correva accanto a me, leggero e felice, con la purezza di chi ama senza chiedere nulla in cambio. Ora corre altrove, strappato alla vita dall’ingiustizia e dalla crudeltà umana. Chiedo giustizia per lui perché il suo sacrificio non sia dimenticato, ma diventi forza per difendere chi non ha voce».
La Leal invita le autorità competenti a intensificare i controlli e a garantire il rispetto delle zone di divieto. «Rocky aveva un diritto di vivere. Era un compagno di vita per due persone. È stato colpito a morte anche il loro legame affettivo. La caccia è una barbarie inaccettabile, ma Rocky è stato ucciso in un’area interdetta alla caccia, vicino a una pista ciclabile. È un crimine di cui è doveroso rintracciare il responsabile», conclude Prampolini.
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