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11 Febbraio 2022 - 07:40
L’allarme è scattato alle 9.15, quando in mail è arrivato il seguente messaggio: “Ci sono 4 bombe nei bagni della scuola. Esploderanno entro le 13”. Così la preside, Anna Rosaria Toma, ha chiamato il 112 e l’Istituto Primo Levi di corso Unione Sovietica è stato subito evacuato. «Eravamo in classe e il professore non c’era ancora - raccontano Adel e Roberto, al primo anno di Scienze applicate -. E’ entrato un altro docente e ci ha detto di uscire subito».
Nel giro di pochi minuti, tutti gli studenti - circa 1100 - si sono riversati in cortile. Sul posto sono arrivati gli artificieri della polizia, i vigili del fuoco, i civich e la Croce verde. Scuola off-limits, per consentire le operazioni di bonifica. Alla fine, com’era lecito aspettarsi, della bomba nessuna traccia. Falso allarme, dunque. Ora sono in corso le indagini per capire l’origine del procurato allarme. La preside, un’idea se l’è fatta: «Martedì abbiamo avuto un attacco informatico ai nostri registri elettronici. Hanno violato il sistema Argo e diffuso dei dati identitari di due docenti». Nello specifico, un professore e una professoressa del Levi. I loro nomi, numero di telefono e indirizzo di casa sono stati resi pubblici. «E’ possibile - aggiunge la preside - che i due episodi siano collegati». Quindi, è possibile che dietro il falso allarme bomba ci siano le stesse menti che hanno fatto l’attacco hacker di martedì. «Pensiamo siano ragazzi che studiano qui. Abbiamo due corsi di informatica e ci sono allievi molto “svegli” col computer. Ma è un’ipotesi, non abbiamo gli strumenti per indagare e avere questa certezza».
Alla fine, dopo mezzogiorno l’allarme è rientrato e gli studenti hanno fatto ritorno nelle rispettive classi a scaglioni. Il Primo Levi è una delle scuole di Torino che da lunedì ha iniziato le occupazioni contro il progetto scuola-lavoro. Proteste già terminate perché ieri al momento dell’allarme bomba c’era lezione regolare. Ma è anche bufera sulla preside Toma, che aveva posto fine all’occupazione chiamando la polizia e facendo rientrare tutti i ragazzi in classe perché l’assemblea non era autorizzata. Qualcuno, infatti, l’ha già definita “preside sceriffa”. Per cui non è da escludere che l’allarme bomba sia una ritorsione verso il gesto della dirigente. Tuttavia i ragazzi che hanno fatto la protesta precisano: «Allarme bomba per ripicca verso la preside? Noi non c’entriamo. Sarà stato un cane sciolto».
Fotogalley e video di Tonino Di Marco https://www.youtube.com/watch?v=tbt8-IbqPpgI più letti
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