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LA POLEMICA
28 Giugno 2023 - 17:02
Dopo le polemiche scatenate in America, dove i lavoratori di Starbucks hanno organizzato scioperi in numerosi negozi per esprimere la loro indignazione riguardo alla rimozione delle bandiere arcobaleno e altre decorazioni a sostegno del mese del Pride LGBTQ+, siamo andati nei punti vendita di Starbucks a Torino, in via Bruno Buozzi e alla stazione di Porta Nuova, per conoscere la posizione dell'azienda nei confronti della comunità gay e LGBTQ+.
STARBUCKS TORINO E LA COMUNITA' LGBTQ+
«Non so di che cosa mi stai parlando». «Ero qui a lavorare, non so nulla». Queste le risposte che ci hanno fornito i dipendenti di Starbucks nei due principali punti vendita di Torino, in via Bruno Buozzi e a Porta Nuova. Insomma, poca voglia di parlare e, da quanto sembra, anche scarsa o per giunta nessuna conoscenza dell'argomento di cui si sta dibattendo, da settimane, Oltreoceano. Come ad esempio a New York, dove decine di lavoratori di Starbucks si sono radunati fuori dal negozio all'Astor Place di Manhattan, vicino al percorso della parata del Pride della città, per cantare "New York è la città dell'amore e dell'orgoglio!". Ma anche a San Francisco, Chicago e Seattle, città natale di Starbucks. Molti baristi e altri dipendenti della catena del caffè hanno manifestato il loro malcontento riguardo alle politiche di Starbucks nei confronti della comunità LGBTQ+.
Lavoratori Starbucks in protesta davanti a un negozio di Manhattan (REUTERS/David Dee Delgado)
In America, la società ha negato categoricamente di aver vietato le decorazioni del Pride, definendo tali affermazioni come «sfacciato allarmismo» proveniente dal sindacato. Starbucks ha dedicato molti anni per costruire la sua reputazione di azienda progressista che sostiene i diritti dei lavoratori e dei clienti LGBTQ+. Già nel 1988, l'azienda ha iniziato a offrire benefici, come l'assicurazione sanitaria per i partner domestici dello stesso sesso, che erano difficili da trovare altrove. In seguito, ha sostenuto la causa dell'uguaglianza matrimoniale in ambito legale presso la Corte Suprema degli Stati Uniti.
STARBUCKS E IL PRIDE
Insomma, una polemica che in America si è scatenata anche attorno al Pride. Manifestazione che si è anche tenuta a Torino, il 17 giugno scorso, e che ha visto la partecipazione di più di 100mila persone con lo slogan “Tacchi rotti eppur bisogna andar”. Un corteo partito per la prima volta nella sua storia dal quartiere Aurora, con ben 20 carri e in prima fila il sindaco di Torino, Stefano Lo Russo.
COSA RISPONDE STARBUCKS
Dopo il nostro servizio, è arrivata la replica della stessa Starbucks: «Vogliamo essere chiari: Starbucks è stata e continuerà ad essere in prima linea nel sostenere la comunità LGBTQIA2+, e non vacillerà in questo impegno! Non c'è stato alcun cambiamento nelle nostre politiche relative all’inclusività nei nostri store, alla nostra cultura aziendale e ai vantaggi che offriamo ai nostri partner. Continuiamo a incoraggiare i nostri store manager a festeggiare con le loro comunità, anche in occasione del mese dell'orgoglio americano a giugno, come abbiamo sempre fatto. Workers United - prosegue Starbucks - continua a diffondere false informazioni sui nostri benefit, sulle nostre politiche e sui nostri sforzi negoziali, una tattica utilizzata apparentemente per dividere i nostri partner e per distogliere l'attenzione dalla loro mancata risposta alle sessioni di contrattazione per oltre 200 negozi».
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