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Liceo Massimo d'Azeglio
08 Luglio 2023 - 14:57
Da quel venerdì 9 giugno non ha più guardato quel video se non un paio di volte, «troppa l'emozione», racconta Enzo Novara a Torino Cronaca. Il professore del Liceo Classico Massimo d'Azeglio, cui i suoi studenti hanno regalato un saluto speciale al suono dell'ultima campanella prima della pensione: un lungo applauso mentre lui, il prof più «figo della scuola», «uno giusto, uno che che ti sa spiegare le cose e che ti sa ascoltare», attraversa quel corridoio chissà quante volte percorso da quando, nel 2006, prese servizio come docente di Storia e Filosofia per gli allievi del Liceo. Una cerimonia che gli studenti chiamano Walk of Fame, riservata solo a chi la merita davvero. Quel video oggi è virale e gli è valso anche una puntata del podacst di Mario Calabresi "Altre storie-Quell'applauso lungo quarant'anni".
Con la sua giacca e il suo zainetto Novara cammina per l'ultima volta verso l'uscita di via Parri mentre tutti i suoi allievi gli regalano un lungo applauso accompagnato da un coro in cui all'unisono riecheggia solo un nome: «Enzo, Enzo, Enzo». Una scena commovente, un saluto che vale più di mille onorificenze, un segno che rimarrà indelebile nel cuore di una persona che, paradossalmente, insegnando a ragionare ha dispensato amore.
«Quel saluto non me lo aspettavo assolutamente - racconta Enzo, torinese, 67 anni, papà di due figli, Diego e Cristina -. Era scontato salutarsi, mi aspettavo parole di affetto. Ma non avrei mai pensato a una cosa del genere».
Ricorda bene quel giorno?
«Certamente, non lo dimenticherò mai. Era l’ultima ora, dell’ultimo giorno di scuola, era venerdì 9 giugno. E’ stato molto emozionante, quasi impossibile mantenere l’autocontrollo».
Ha pianto?
«Sì, ho pianto, da allora, quel video, penso di averlo guardato non di più tre volte».
Che adesso sta diventando virale...
«Esatto, sarà un problema. Questo saluto vale più di qualsiasi altro riconoscimento, significa che io e i miei ragazzi ci siamo voluti bene e che abbiamo fatto tanta strada insieme. Di solito pensiamo di lasciare noi valori agli studenti, dovremmo soffermarci, invece, su quanto loro lasciano a noi».
Evidentemente, però, è stato un bravo insegnante in questi quarant’anni di servizio...
«Ci ho provato, è stato bellissimo. Noi incontriamo questi ragazzi che sono ancora ragazzini e li lasciamo adulti. Lavoriamo con loro nella fase più bella della loro vita».
Dove ha insegnato?
«Ho iniziato all’Istituto Magistrale Gramsci, insegnavo filosofia, psicologia e pedagogia. Sono stato 17 anni al Darwin di Rivoli, sono venuto via un anno e mezzo prima dell’incidente al povero Vito Scafidi. Io ero stato in quell’aula… Quindi, ho lavorato al Gioberti e nel 2006 sono approdato al d’Azeglio».
E, adesso, cosa farà?
«Come secondo lavoro da sempre svolgo pratiche filosofiche, mi dedicherò di più a questa attività. Andrò al festival della Filosofia a Cervia, parteciperò ai Caffè Filò».
Come spiega in maniera filosofica il saluto dei suoi ragazzi?
«L’emozione e il sentimento accompagno tutta la nostra vita, le nostre convinzioni. Nella scuola abbiamo riflettuto tanto sul pensiero e, in ogni pensiero, c’è sempre emozione e questo momento ne è stato un esempio concreto. La vita è darsi cose, è reciprocità, fiducia. Io e i miei ragazzi le abbiamo vissute».
Li vedrà ancora i suoi ragazzi?
«Ogni volta che avranno bisogno di me».
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