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Sanità
18 Settembre 2025 - 18:30
L’Alzheimer è la forma più diffusa di demenza: secondo l’OMS riguarda circa il 60-70% dei casi nel mondo. Solo in Italia si stima che ne siano colpite oltre un milione di persone, con numeri destinati a crescere a causa dell’invecchiamento della popolazione. La malattia, che colpisce soprattutto dopo i 65 anni, porta a un deterioramento progressivo della memoria, del linguaggio e delle capacità di orientamento, fino a compromettere la vita quotidiana. Per rispondere ad alcune domande su questa malattia, abbiamo intervistato la dottoressa Stefania Cammarosano, specialista in Neurologia dell'Ospedale Kolelliker.
Dottoressa, quindi, che cos'è l'Alzheimer e in che cosa si differenzia dalla demenza?
"La malattia di Alzheimer è la forma più frequente di demenza nel soggetto di età superiore ai 65 anni, rappresentando circa il 50/60% di tutti i casi. Rappresenta anche la patologia neurodegenerativa più frequente del sistema nervoso centrale dell'adulto, ed è causata da una complessa interazione di fattori genetici, ambientali e stile di vita. Ha un andamento cronico progressivo e si caratterizza dal punto di vista macroscopico per la presenza di due lesioni: le placche senili dovute all'accumulo extracellulare di betamiloide e i grovigli neurofibrillari, dovuti all'accumulo intracellulare di proteina tau-iperfosforilata. Si manifesta nella maggior parte dei casi come forma sporadica, esiste tuttavia un 5% di casi con trasmissione familiare, in cui più membri risultano affetti, spesso presentando un esordio precoce di malattia prima dei 65 anni di età. Nonostante l'età sia il fatto di rischio più rilevante per lo sviluppo della malattia di Alzheimer, questa non è una conseguenza inevitabile dell'invecchiamento, ma è una patologia a sé stante, che va riconosciuta e trattata con interventi mirati".
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