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Alla Clinica ortopedica Maria Adelaide
01 Ottobre 2025 - 10:50
Nel momento di massima tensione, fra la Flotilla a rischio arrembaggio e manifestanti che si lanciano in blocchi e occupazioni nelle scuole di Torino, c’è anche una storia di impegno fattivo, reale, per un bambino di 8 anni di Gaza, un piccolo sopravvissuto a un bombardamento e che ora torna a camminare grazie a una protesi donata da una clinica torinese.
Questa è la storia di Asaad, di suo fratello Mohamed e del loro padre Yousef Al Zaiza. Nella notte tra il 19 e 20 maggio un missile ha colpito l’abitazione nella Striscia di Gaza, in cui si trovavano quindici membri della loro famiglia. Yousef, che sarebbe dovuto arrivare poche ore dopo, ha perso la moglie, la madre e la figlia dodicenne e numerosi altri parenti.
I due figli maschi sono sopravvissuti, ma con gravi ferite. Asaad ha subito l’amputazione della gamba destra, ha riportato una grave compromissione della vista all’occhio destro e porta ancora nel corpo schegge metalliche. Dopo il primo soccorso, in ospedale l’avevano dichiarato clinicamente morto: solo una tempestiva rianimazione cardio‑polmonare ha permesso di salvarlo, spiegano oggi i medici torinesi.
Sì perché da giugno, Asaad, il fratello e il papà sono a Torino, grazie alla missione umanitaria Food for Gaza, coordinata dalla Regione Piemonte e supportata dal Ministero degli Esteri italiano. Accolti all’Ospedale Infantile Regina Margherita, l’équipe di chirurgia oculare è riuscita a salvare la vista di Asaad.
All’Officina Ortopedica Maria Adelaide – centro specializzato nella realizzazione di dispositivi protesici ad alta tecnologia – sono riusciti in un altro passo, è proprio il caso di dirlo, per ridare una vita quasi normale al piccolo, donandogli una protesi alla gamba, realizzata con stampante 3D di ultima generazione.
Spiega il dottor Roberto Ariagno, direttore dell’Officina Ortopedica Maria Adelaide: “Ogni giorno centinaia di persone pagano il prezzo di una guerra sciagurata. Quando sono venuto a conoscenza della storia di Asaad ho pensato che donargli una protesi fosse il minimo che potessi fare per restituirgli un’opportunità di rinascita, aiutandolo a camminare di nuovo dopo ciò che ha subito”.
Il papà Yousef dice: “Sono infinitamente grato a tutti coloro che hanno reso possibile l’apertura dei canali umanitari, all’Ospedale Regina Margherita, all’Officina Ortopedica Maria Adelaide ed alla Croce Rossa Italiana – Comitato di Torino. Tutti insieme hanno contribuito a ridare speranza nel futuro a me e ai miei figli Asaad e Mohammed. Grazie di cuore”.
Parla anche Manlio Nochi, responsabile del Centro di via Brione, dove risiede Assad con la sua famiglia: “La mission di Croce Rossa Italiana, sposando appieno i principi di umanità e imparzialità, offre al Comitato di Torino l’opportunità di accogliere ogni individuo, con qualsiasi sofferenza, aiutandolo a mantenere la propria dignità e ricercare il proprio empowerment”.
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