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Il reportage

Riti satanici nelle ville dei Savoia

Guarda foto e video nella "Casa del diavolo" di Torino

Fino a pochi giorni fa, lo scempio s’intravedeva soltanto. Anzi, quella quinta verde manteneva l’alone di mistero di una villa dai mille volti. Ora, senza gli alberi che la nascondevano agli automobilisti, la facciata di Villa Capriglio è sotto gli occhi di tutti quelli che si spostano tra Torino, la collina di Chieri e l’Astigiano.

Davanti a loro c’è un antico gioiello barocco ridotto a un rudere. Ma basta andare oltre l’apparenza per vedere anche gli altri aspetti di questo edificio. Come la storia secolare e il futuro incerto. E, in mezzo, i decenni di abbandono e saccheggio. O le leggende che le hanno affibbiato il soprannome di “Casa del diavolo”, con scritte e disegni a confermare che fra quelle pareti sono passati ladri, curiosi, giovani in cerca di sballo e appassionati di riti satanici.

Tre secoli di storia
Tra le poche certezze di questa Villa c’è che risale al 1700, quando sulla collina di Torino sono nate le “vigne”, dimore utilizzate dai nobili. All’inizio si chiamava Marchisio, come il suo primo proprietario, ma nel 1746 fu acquistato dai Capriglio e cambiò nome. Ma già nel 1773 la famiglia restò senza eredi e l’immobile passò al Regio Demanio, per tornare privata e infine passare nelle mani del Comune di Torino. Che l’ha inserita nel suo Fondo immobiliare e l’ha ceduta al gruppo d’investimento Prelios. Ora questo e altri edifici storici sono della Pirelli Real Estate e aspettano un recupero che ha dell’impossibile.
Basta vedere com’è ridotta ora la Villa: gli unici segni di civiltà sono il taglio degli alberi e la catasta di sacchi neri dell’immondizia all’ingresso.

Ma basta entrare per vedere come i saccheggi, l’incuria e la natura abbiano cancellato la bellezza e la storia di questo edificio: materassi e abiti fanno capolino dove una volta c’erano mobili di pregio; la cappella è irriconoscibile; non ci sono più porte, finestre, mancorrenti; in alcune stanze, il pavimento ha ceduto e ha permesso alla natura di tornare padrona. Come nel maestoso anfiteatro sul retro: il verde ha divorato gli spazi dove una volta c’erano la fontana e una maestosa statua di Ercole, “avanzata” dal giardino della Reggia di Venaria. Dentro, invece, soffitti e affreschi non si vedono più, sostituiti da ben altre “opere”. A partire da simboli e scritte che inneggiano a Satana.


Leggenda o verità?
D’altronde Villa Capriglio è stata ribattezzata “Casa del diavolo”. E c’è chi gioca sulle parole e racconti come sia passata “dal demanio al demonio”. Per altri, l’edificio di strada Traforo del Pino 67 è soltanto la “casa gialla”. Una Villa stregata e maledetta che sparisce nelle notti di luna piena, avvolta dalla nebbia. E che avrebbe dei cunicoli sotterranei che portavano a una stanza impiegata per messe nere e riti satanici: cosa c’è di vero in queste leggende? Di certo ci sono i segni sui muri, alcuni molto recenti. Che dimostrano come la Villa attiri ancora ogni tipo di visitatore.

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