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La protesta

Statue bendate per aprire gli occhi sul clima

il blitz degli attivisti di Extinction Rebellion

Extinction Rebellion colpisce ancora: in occasione della Giornata della Terra alcuni attivisti hanno scelto di coprire simbolicamente alcune statue del centro città di Torino in segno di protesta per quanto accaduto a Vercelli qualche giorno fa a Mattia Morandotti, il 21enne di Fridays For Future, arrestato dopo aver bendato una statua. 

Contemporaneamente si sono svolte due azioni: il monumento ai fanti d'Italia in piazza Castello e la statua di Mazzini in via Andrea Doria. Numerosi i passanti che incuriositi si sono lasciati andare ai commenti: in molti hanno apprezzato il gesto, fermandosi a fotografare con gli smartphone.

una delle statue bendate.

Gli attivisti hanno dapprima bendato le statue, poi appeso al collo di queste un cartello:"opera non fruibile". Il riferimento esplicito è al nuovo disegno di legge proposto qualche settimana fa dal Ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, che prevede multe da 20 a 60mila euro, più le sanzioni penali, per
quanti distruggano, disperdano, deteriorino o rendano "in tutto o in parte inservibili o non fruibili beni
culturali".

Proprio per questa ragione, Extinction Rebellion, Fridays for Future, Legambiente ed alcuni esponenti
di Sinistra Ecologista - tra cui le consigliere comunali Sara Diena e Alice Ravinale -, hanno deciso di compiere questa azione di disobbedienza civile in segno di solidarietà in una giornata simbolica. "Quello che stiamo osservando in tutta Italia nei confronti degli attivisti per il clima, è un uso improprio del codice penale, che oggi questo Governo vuole inasprire" dichiara Sara Diena,
consigliera comunale di Sinistra Ecologista. "Reati pensati per colpire la criminalità organizzata o chi distrugge opere d'arte e il paesaggio, sono strumentalmente rivolti contro attivisti che pongono in essere azioni non violente e sempre reversibili per portare l'attenzione sulla gravità della crisi ecoclimatica".

L'inasprimento della repressione nei confronti degli attivisti climatici è una tendenza in atto in tutta Europa e sotto la lente dell'ONU. Il 13 aprile, l'inviato speciale per i difensori dell'ambiente, Michel Forst, nel corso di un convegno organizzato a Torino da Amnesty International ha dichiarato al giornale La Via Libera: “La repressione sta diventando la risposta più facile al dissenso” e ha continuato "Bisogna comprendere le cause per cui si decide di andare contro la legge. Alle volte, i giudici si concentrano sull’azione in sé e non sulle ragioni profonde che la muovono. In Francia, ad esempio, esiste quella che si chiama “clausola di necessità”, che viene utilizzata nel caso in cui si infrange la legge per un bene superiore".

"Da un po' di anni, a Torino in particolar modo, si assiste ad un utilizzo del diritto penale per reprimere il dissenso. Dai NoTav, agli anarchici di via Alessandria: si parlo' di associazione sovversiva, alle accuse di terrorismo, non confermate dalla Cassazione che le ritenne infondate. Il dissenso non è un reato. Recentissima la notizia di un tribunale, quello di Padova, ipotizzi l'associazione a delinquere per appartenenti ai movimenti per il clima. Anche i decreti legge vanno in quella direzione. Dobbiamo resistere. Bendare una statua puo' essere un'azione che rientra nel diritto penale? Reversibile al cento per cento, non violenta, non crea danno a nulla e nessuno." dichiara Alice Ravinale.

Galleria Fotografica a cura di Bruno Brizzi.

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