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IL FATTO

Riapre l’Istituto delle Rosine con corsi di teatro, fashion e sartoria (LE FOTO)

L’ex convitto e opificio religioso diventerà un nuovo polo culturale e artistico

Una nuova vita all’insegna del teatro per l’Istituto della Rosine, la secolare opera assistenziale-religiosa torinese, chiusa da tempo. Il 7 e 8 ottobre prossimi l’Istituto organizza due giorni di Open day per presentare un ricco calendario di corsi e seminari per giovani e adulti. Le iscrizioni sono aperte sul sito www.lerosine.it.
Il progetto riprende una grande tradizione di cultura, di trasmissione del sapere e di spiritualità e la modernità di un'opera nata a metà Settecento dalla geniale intuizione della fondatrice, Madre Rosa Govone, che dedicò la sua vita alla valorizzazione della donna, anticipando di due secoli alcuni capisaldi dell’emancipazione femminile.

LA STORIA

La fondatrice Rosa Govone nasce a Mondovì il 26 novembre 1706 e muore a Torino nel 1776, era una terziaria domenicana, conosciuta con il nome di “Madre Rosa”.

Nel 1742 apre a Mondovì l’ “Educatorio delle Rosine”, una casa per “raccogliere povere figlie abbandonate, ma abili al lavoro, per allevarle secondo i principi cristiani”.

Voleva che la sua comunità femminile sopravvivesse unicamente grazie alle sue capacità produttive.

Le giovani accolte imparavano un mestiere, lavoravano e ricevevano un’adeguata istruzione al fine di costituirsi una dote, materiale e culturale, e un domani poter uscire dalla comunità religiosa per scegliere la propria vita. Ecco perché il motto – ancora oggi presente dopo due secoli e mezzo sul portone d’ingresso della sede torinese – è “Vivrai dell’opera delle tue mani”. 

Nel 1755 Madre Rosa Govone lascia Mondovì e si trasferisce a Torino e dopo un breve periodo ottiene da Carlo Emanuele III di Savoia l’assegnazione dei fabbricati dell’antico ospedale del Santo Sudario, che erano appartenuti all’ordine religioso Fatebenefratelli. Lì apre l’“Opificio” delle Rosine era autosufficiente grazie alla vendita di manufatti tessili, prodotti nei laboratori interni.

Il progetto di Madre Rosa era ambizioso, perché era la prima volta che un’Opera assistenziale basava la sua sopravvivenza unicamente sulle proprie capacità produttive.

Nel 1898 le Rosine erano in totale 292, tra la casa di Torino e le altre. Le ragazze erano accettate in comunità a partire dai tredici di età fino ai venticinque.

La formazione al lavoro, effettuata da Maestre rosine professioniste, consisteva nella tessitura e filatura della seta, della lana e del cotone, oltre che nella fattura di guanti, cappelli e in lavori di ricamo e passamaneria.

Con la morte della fondatrice tutte le case delle Rosine del Piemonte hanno continuato la loro attività di accoglienza e l’attività manifatturiera, a dimostrazione di quanto il progetto e l’intuizione di Rosa Govone fossero giusti. Infatti, l’eredità di Rosa Govone è passata indenne tra le grandi vicende della Storia, dalla Rivoluzione francese, al Risorgimento italiano, ai due conflitti mondiali per continuare a dare i suoi frutti nel tempo e arrivare fino a noi, oggi. Le Rosine si sono sempre dedicate anche all’insegnamento, aprendo scuole elementari e materne. Nei locali dell’Istituto di Torino si tenevano rinomati e ambìti corsi di cucito, di ricamo, disegno, pittura, di lingua francese, musica (pianoforte e violino) e di cucina. C’era anche un teatro che ospitava numerose rappresentazioni.

Nel 1955, nella manica del complesso torinese detta del Talucchi (dal nome dell’architetto che l’ha progettata)è stato aperto un convitto femminile intitolato a Rosa Govone, tuttora attivo ma non gestito direttamente dall’Istituto. Il convitto, oggi come allora, accoglie donne e ragazze che lavorano a Torino o frequentano facoltà universitarie.

La gestione dell’Istituto delle Rosine, che giuridicamente riveste la natura di Ente di diritto privato – Fondazione, è affidata ad Consiglio di amministrazione.

Nella casa madre torinese, vivono ancora le Rosine, sotto la guida della Madre superiora Ausilia Concas.

Il nuovo polo culturale

“Se non si sogna in grande, si sta solo dormendo” è lo slogan del nuovo Polo, che nasce da un’idea del direttore generale, Massimo Striglia, e il cui coordinamento e la direzione artistica sono stati affidati all’attrice, scrittrice e drammaturga Sara D’Amario, creatrice dello slogan, che mette a servizio dell’istituto 30 anni di esperienza nel mondo dello spettacolo e della cultura.

I corsi

Nel nuovo polo artistico sono organizzati corsi di teatro in italiano, inglese e francese per principianti e amatori di tutte le età, corsi di perfezionamento per professionisti e per chi vuole prepararsi all’ingresso nelle accademie nazionali, corsi di dizione, di calligrafia, di lingua inglese e francese, di cucito 4.0, con lezioni dedicate a riparazioni sartoriali, a creazione di accessori e al “re-fashion”.
Sono previsti anche seminari di formazione e sviluppo delle life skills e public speaking, per tutti coloro che interagiscono con il pubblico, insegnanti, impiegati, manager, liberi professionisti, responsabili commerciali; seminari di storia del cinema; seminari di criminologia, di medicina olistica e di assistenza fiscale.

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