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Il congresso del Sindacato autonomo di polizia
07 Aprile 2025 - 17:01
La sintesi, quella che mette tutti d’accordo potrebbe essere questa: «I poliziotti fanno molto, e senza mai guardare l’orologio. Ma non chiediamo loro di sopperire alle mancanze d’altri». Il poliziotto si occupa di ordine pubblico, di criminalità, non è un assistente sociale, alla polizia non spettano le riforme sociali che riguardano la politica. E se è vero che il ddl sicurezza varato venerdì scorso offre al servizio di polizia maggiori strumenti per operare, e una tutela più “civile” per gli operatori, che sono lavoratori, è anche vero che tra le pieghe di quello stesso decreto vi sono elementi ancora non del tutto soddisfacenti. Lo ha detto con la chiarezza che la contraddistingue il procuratore generale di Torino Lucia Musti: «In linea di massima sono contraria al cosiddetto “panpenalismo”. Non è un bel segnale quando il governo genera nuovi reati: c’è qualcosa che non va nel sistema. A me farebbe piacere che fossero sufficienti le norme che ci sono, però questo, di fatto, non è sempre così». La platea è quella del congresso regionale del Sap (Il sindacato autonomo di polizia) che si è celebrato ieri mattina presso il salone dei convegni del Circolo Ufficiali e che ha confermato segretario regionale Roberto Mennuti.
Presenti e relatori di un serrato confronto sul tema “La riforma della sicurezza, nuovo ddl tra innovazioni e questioni aperte”, la vice presidente del senato Anna Rossomando (Pd), l’onorevole Chiara Appendino (M5s), la senatrice Paola Ambrogio (FdI) e Stefano Paoloni segretario generale Sap. In sala, tra gli altri, oltre alla procuratrice generale, il prefetto Donato Cafagna e i questori di Torino e di Verbania, numerosi dirigenti di polizia e la vice sindaca di Torino Michela Favaro. È stato anche trasmesso un video di saluto del sottosegretario al ministero dell’Interno Nicola Molteni (Lega). Anna Rossomando ha fortemente criticato l’iter seguito dal Governo per varare il decreto e alcuni punti in esso contenuti e si è soffermata maggiormente sulle condizioni «dei poliziotti che sono lavoratori e sono spesso costretti ad orari impossibili. Ad essi vengono chieste cose che vanno ben oltre i servizi che devono soddisfare». Una polizia e un comparto sicurezza che, per Rossomando dovrebbe essere ripensato e ridisegnato attraverso un ampio confronto parlamentare. Analogo l’intervento dell’ex sindaca di Torino Appendino: «Il tema della sicurezza - ha detto - è centrale, è un diritto che deve essere garantito ai cittadini e non deve essere affrontato né con un approccio ideologico, né con un approccio propagandistico. È propagandistico puntare sui daspo urbani e scaricare le responsabilità su chi dovrebbe attuarli, ma non ha gli strumenti per farlo, così come è ideologico tapparsi gli occhi su situazioni complesse per non affrontarle, come avvenuto per anni qui a Torino con l’occupazione dell’Ex Asilo di via Alessandria su cui io sono poi intervenuta da sindaca. Riguardo il ddl sicurezza, trovo sbagliato aver soffocato con un decreto il percorso iniziato in Parlamento».
Luce verde per le nuove norme da parte della senatrice Ambrogio perché «finalmente abbiamo risposto con concretezza ai bisogni di sicurezza delle persone e abbiamo posto presupposti, anch’essi molto concreti, per soddisfare le necessità degli appartenenti alle forze dell’ordine. La strada è stata intrapresa e dovremo percorrerla fino alla fine». Molto pratico il segretario generale Paoloni: «L’utilizzo della bodycam, ad esempio, sarà non solo utile, ma decisivo, perché così chiunque potrà verificare la correttezza delle azioni dei poliziotti. Anche le altre norme che sono state varate faciliteranno il nostro lavoro. In termini più ampi, c’è da dire che l’auspicio è quello che gli organici della polizia tornino ad essere congrui rispetto al lavoro che dobbiamo svolgere». Sul tema delle occupazioni abusive (le nuove norme fissano principi più stringenti), è tornata la procuratrice Musti: «Non sento volentieri interventi che vogliono legittimare le occupazioni - ha aggiunto -. Certo, chi le dice fa politica, ma dobbiamo ricordarci comunque che quando parliamo lo facciamo come istituzione, quindi a me dispiace quando un magistrato va sopra le righe e mi dà fastidio quando c’è un parlamentare che in qualche modo inneggia a commettere un reato». Musti ha poi ulteriormente spiegato il suo pensiero: «Per me la legge perfetta non esiste, non esiste la legge che risolve, ad esempio, il problema del femminicidio. Esiste però una buona legislazione, come il Codice rosso, che ci ha offerto degli strumenti in più. Il problema del femminicidio non lo risolviamo, perché manca una certa cultura. Quindi anche questo decreto non risolverà i problemi della sicurezza, è criticabile su tanti aspetti, ma non voglio entrare in questo tipo di argomenti che non appartengono al ruolo che svolgo. Una cosa è certa: i magistrati ci saranno sempre per applicare la legge».
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