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Il trombettista nero accusato da Al Bano ha sempre mentito

L'ultimo dialogo di Ylenia Carrisi con la famiglia risale al 31 dicembre 1993 e si svolse con una chiamata partita dal telefono del "LeDale Hotel" di New Orleans e diretta a casa.

Telefonata questa, che sembra essersi svolta in modo del tutto tranquillo, con la madre Romina e forse con altri membri della famiglia; a differenza della telefonata del giorno precedente, che si concluse bruscamente durante una discussione con il padre, Al Bano, contrariato dal fatto che la figlia si trovasse nuovamente a New Orleans, città nella quale, circa sei mesi prima, durante un viaggio dell'i ntera famiglia negli Stati Uniti, Ylenia aveva conosciuto Alexander Masakela, un trombettista di strada, che lasciò sempre forti sospetti nei genitori della ragazza e che, difatti, fu il primo accusato della sua misteriosa scomparsa. Al di là del viscerale astio che la celebre coppia ebbe, e continua ad avere, nei confronti dell'uomo, ci sono molti motivi per considerare Masakela implicato nella scomparsa di Ylenia.

Lui e Ylenia, infatti, alloggiarono nella stessa stanza del "LeDale Hotel", ma Masakela non denunciò mai la sua assenza; nei giorni successivi a ll'ultimo avvistamento di Ylenia nell'hotel, l'uomo portò diverse ragazze nella stanza in comune per avere con loro rapporti sessuali, fatto questo mai verificatosi prima della scomparsa della Carrisi. Ciò lascerebbe pensare che l'uomo avesse la certezza che l'italiana non avrebbe potuto fare ritorno da un momento all'altro. Inoltre, diversi giorni dopo, tentò di saldare il conto della stanza utilizzando i traveler's cheque della Carrisi. Fu a quel punto che i responsabili dell'hotel chiamarono la polizia. Masakela se ne andò comunque, lasciando però uno zaino alla reception; zaino che, come verificò la polizia una volta arrivata sul luogo, era pieno di oggetti personali della giovane. Quando Masakela venne rintracciato, gli trovarono addosso i traveler's cheque e il passaporto di Ylenia. Nonostante ciò, a causa delle leggi locali, la polizia lo indiziò per la sparizione improvvisa della giovane.

Poche settimane dopo, però, una ex fidanzata dell'uomo lo denunciò per stupro, e la polizia ebbe così il permesso giuridico di indagare maggiormente nella vita del musicista. Vennero trovati in casa di un'amica di Masakela, con cui quest'ultimo ebbe anche una relazione, il giubbetto ed il walkman della Carrisi. Alcune testate giornalistiche riportarono la notizia che Masakela, sottoposto a fermo in carcere per dieci giorni a partire dal 31 gennaio, fu interrogato solo dopo 7 giorni, su pressione di Al Bano, che (andando contro le regole) assistette al colloquio e ne restò contrariato, a causa delle bugie dell'interrogato riguardo alla conoscenza della ragazza, ampiamente provate dagli scritti di Ylenia nel proprio diario e dai racconti che ne aveva fatto ai genitori mesi prima.

Masakela restò dunque in carcere per meno di due settimane, dopo di che "scomparve" anche lui, dileguandosi da New Orleans e lasciando la famiglia della giovane in una profonda angoscia. Romina Power sostenne sempre, con sorprendente sicurezza, che Masakela aveva fatto sparire sua figlia facendola entrare in un giro sporco simile alla tratta delle bianche, probabilmente dapprima drogandola e segregandola.

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