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A IVREA

Il funerale di Bettazzi, vescovo scomodo sepolto con la bandiera arcobaleno

Oggi a Ivrea l'ultimo saluto a Luigi Bettazzi: «Qualcuno potrebbe pensare che dia meno fastidio da morto che da vivo»

Nel giorno dei funerali di monsignor Luigi Bettazzi, Vescovo emerito di Ivrea, spentosi alla veneranda età di 99 anni, è stato chiaro, se mai ci fosse stato il dubbio, che non era una persona ordinaria. A ribadirlo al mondo, sono state certamente le migliaia di persone che hanno gremito il duomo, la piazza antistante e la chiesa accanto, le decine e decine di autorità civili e militari, i venti vescovi e i due cardinali. Ma soprattutto sono state le parole con cui è stato e sarà ricordato. Parole forti come quelle con cui «chiedeva lo scioglimento della Nato» dette dal pulpito, prese da una delle sue tante battaglie per la pace e contro il disarmo. Parole come quelle citate dal sindaco di Ivrea Matteo Chiantore che ha ricordato come si fosse offerto come ostaggio al posto di Aldo Moro sequestrato e ucciso dalle BR.

«Qualcuno potrebbe pensare che dia meno fastidio da morto che da vivo» tuona il vescovo Giovanni Ricchiuti della diocesi di Altamura, e il duomo esplode in un fragoroso applauso. Bettazzi, vescovo degli ultimi, degli emarginati, delle marce per la pace, contro le spese militari, contro le prepotenze dei potenti. A rendergli omaggio altri rappresentanti spigolosi tra i religiosi come don Luigi Ciotti, don Antonio Mazzi e Don Enzo Bianchi. L’orazione funebre è stata fatta dal cardinale Arrigo Miglio, ora arcivescovo di Cagliari, ma successore proprio di Bettazzi come Vescovo di Ivrea negli anni ‘90. Miglio lo ha ricordato con commozione, soprattutto, per la sua passione per la montagna e per le escursioni e scalate al quale molte volte si sono accompagnati. Il Vescovo di Ivrea, Edoardo Cerrato ha letto il messaggio di monsignor Pietro Parolin, segretario di Stato del Vaticano, che per conto di Papa Francesco recitava: «Grande appassionato del vangelo, si è distinto per la vicinanza ai poveri diventando profeta di giustizia e di pace in tempi particolari della storia della chiesa ma anche un uomo di dialogo e punto di riferimento per numerosi esponenti della vita pubblica e politica del nostro paese».

Al termine della cerimonia, il feretro sormontato da una bandiera arcobaleno con la scritta “pace”, è stato portato nelle cripte del Duomo dove è stato inumato.

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