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IL REPORTAGE
30 Giugno 2025 - 22:55
L’odore acre del fango si mescola a quello sottile della polvere che si solleva a ogni passo. I volti, segnati, sono gli stessi di due anni fa. Stanchi. Rassegnati.
«La seconda volta in meno di tre anni. Oltre alla pizzeria, però, anche la macchina era messa male», racconta Hassam, il titolare del kebab-pizza in piazza Europa. «Questa volta è stato peggio che nel 2023. Perché era una furia. L’acqua sembrava uno tsunami».
A pochi metri dalla sua attività, il distributore di benzina è sepolto sotto una coltre nera, densa, sembra catrame. Fango come pece. Tutto intorno, il silenzio irreale delle strade svuotate dalla paura.
«No, non si può paragonare al 2023. Guarda la casa gialla», dice una signora con il guinzaglio in mano, il cane che le cammina vicino, indicando l’edificio che, da allora, è diventato un simbolo. «Non l’abbiamo mai pulita, quella facciata. A memoria di quello che è successo. Lì vedi fin dove arrivava l’acqua». Poi, sbotta: «Che vuoi aggiungere ancora? Ogni estate, accade ogni cacchio di estate, è la maledizione del fango»
La giornata scivola via. Le montagne appaiono nitide, quasi serene, un contrasto crudele con quanto accaduto poche ore prima. I treni, dopo lo stop, hanno ripreso a viaggiare attorno alle 21, in maniera regolare.
Dalla sala comunale arriva una nota ufficiale. Il sindaco Chiara Rossetti si dice «profondamente addolorata per questa tragedia che ha colpito la nostra comunità». E aggiunge: «Gli interventi di mitigazione del rischio fatti finora si sono dimostrati efficienti. Continueremo negli interventi previsti, valutando anche questa eccezionalità che ha visto coinvolte le tre aste torrentizie, con possibili ulteriori interventi».
Nel tardo pomeriggio, alcuni ponti sono stati riaperti "in sicurezza" per permettere il rientro o la partenza da Bardonecchia. Ogni caso viene valutato singolarmente. La Protezione Civile regionale è attiva, le squadre al lavoro. Ma la tensione non si scioglie, sono 16 le persone evacuate dalle loro case.
Alle 22.30, per le strade, restano solo gli addetti alla pulizia. Le pale raschiano il suolo come ferite aperte. Uno di loro guarda l’amico: «Dai, il peggio è passato». L’altro non stacca gli occhi dal Rio. E sussurra: «Vorrei poterti credere».
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