OGNI VENERDI’ SU CRONACAQUI IN EDICOLA LA RUBRICA “PROFONDO GIALLO”: DUE PAGINE DEDICATE AI PIU’ GRANDI FATTI DI CRONACA NERA NAZIONALI TUTTORA NON ANCORA RISOLTI
l'editoriale
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06 Ottobre 2017 - 15:30
Rosaria Lopez, 19 anni, barista e Donatella Colasanti, 17 anni, studentessa, residenti nel popolare quartiere romano della Montagnola, provenivano da famiglie modeste ed erano da tutti descritte come due ragazze normali, tranquille e serene, appassionate di fotoromanzi. L'incontro con Guido e Izzo avvenne pochi giorni prima tramite un amico dei due, incontrato all'uscita da un cinema, cui seguì l'invito a trascorrere un pomeriggio con amici (rivelatisi poi Izzo e Guido) al bar del famoso Fungo all'Eur. Qui i tre giovani erano stati accolti con simpatia dalla Colasanti e dalla Lopez, per i loro modi garbati e il comportamento irreprensibile. In seguito a questo primo appuntamento, Izzo e Guido avevano proposto a Donatella, Rosaria e a un'altra amica, che all'ultimo non si unì alla comitiva, di incontrarsi di lì a qualche giorno per "una festa a casa di un amico" a Lavinio, frazione di Anzio. Una volta giunte a destinazione intorno alle sei e venti di sera, i giovani incominciarono a chiacchierare e ad ascoltare musica, poi, all'improvviso, tutto si trasformò in un incubo. Per più di un giorno e una notte le due ragazze furono violentate, seviziate e massacrate. Guido ritornava a Roma per non mancare la cena con i propri familiari per poi ripartire per il Circeo e riunirsi ai suoi amici aguzzini. Entrambe vennero drogate. Rosaria Lopez fu portata nel bagno, picchiata e uccisa annegata nella vasca da bagno. Dopo, i tre tentarono di strangolare con una cintura la Colasanti e la colpirono selvaggiamente. In un momento di disattenzione dei due aguzzini, Donatella riuscì a raggiungere un telefono e cercò di chiedere aiuto, ma fu scoperta e, colpita con una spranga di ferro e crollata a terra, si finse morta, ingannando gli aguzzini. Credendole entrambe morte i tre le rinchiusero nel bagagliaio di una Fiat 127 bianca intestata al padre di Gianni Guido, Raffaele. La Colasanti riferì che, durante il viaggio di ritorno, i ragazzi ridevano allegramente e ascoltavano musica, ripetendo «Zitti che a bordo ci sono due morte» e «Come dormono bene queste». Dopo esser arrivati vicino a casa di Guido decisero di andare a cenare in un ristorante. Lasciarono la Fiat 127 con le due ragazze che credevano morte in via Pola, nel quartiere "Trieste", probabilmente intenzionati a disfarsi dei cadaveri più tardi. Donatella Colasanti, sopravvissuta per miracolo e in preda a choc, approfittò dell'assenza dei ragazzi per richiamare l'attenzione gridando e venendo udita da un metronotte in servizio. Izzo e Guido furono arrestati in poche ore, mentre Ghira, grazie a una soffiata, non sarà mai catturato, anche se il mattino dopo i carabinieri scoprirono la madre e il fratello del giovane nei pressi dell’abitazione del Circeo, sospettando che Andrea li avesse avvertiti e avesse chiesto aiuto per far sparire eventuali tracce. Alcuni mesi dopo Ghira scrisse agli amici Izzo e Guido in carcere, assicurando loro che sarebbero usciti presto per buona condotta» e minacciando di uccidere la Colasanti, perché non testimoniasse contro di loro.
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